Un “Raggio di sole”…

Continuiamo le nostre “CRONACHE DI SPERANZA” intervistando la Presidente dell’Associazione Raggio di sole, la dott. ssa Ilenia Cardillo

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Chi è Ilenia Cardillo? Ci racconti brevemente la sua storia…

Ilenia Cardillo è una donna di 42 anni, nata a Napoli che con fierezza porta le caratteristiche della propria città natale sulla sua pelle e nel suo cuore: la passionalità, l’estro artistico, la tenacia, la vivacità e i colori. Maestra d’arte, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e laureanda in Scienze dell’Educazione e Formazione, solo per omaggio alla sua professione. Vive a Scafati, città che ama, perché l’ha accolta e le ha dato la possibilità di lavorare e di credere nel suo potenziale. Sposata con Claudio, desidera una famiglia numerosa, condivide con lui la passione per la natura, la politica e la musica. Da sempre appassionata di Luca Carboni, che con l’indimenticabile Pino Daniele, sono la colonna sonora della sua vita. Socialmente impegnata, crede nell’ Associazionismo attivo. Crede che una piccola goccia può essere utile, lì dove c’è bisogno. Crede nell’amicizia e nel rispetto dei rapporti umani, si dimostra generosa, ma non sempre è corrisposta. E’ da diversi anni la Coordinatrice del Centro Diurno Disabili di Scafati, attualmente gestito dalla Cooperativa Sociale “Il Canguro”, di cui è socio lavoratore.

Lei è la Presidente dell’Associazione Raggio di sole, ci racconti quando e perché è nata?

L’Associazione Raggio di Sole è nata nel 2016, nel periodo in cui il Centro Diurno Disabili di Scafati, trovandosi senza sede, fu ospitato nei locali della Chiesa di San Francesco di Paola. Allora, per mettere in regola la nostra posizione, io con altri colleghi del Centro Diurno, ci costituimmo in associazione. Il nome ovviamente fu “Associazione di Volontariato Raggio di Sole”, ne avrebbero e ne fanno parte i ragazzi e i familiari degli utenti del famoso centro Diurno di Scafati, Raggio di Sole. Oggi l’Associazione Raggio di Sole, supporta le attività nella gestione del Centro, ma soprattutto per gli eventi esterni, in riferimento agli utenti del Centro stesso.

Quali sono le finalità della vostra Associazione?

La finalità dell’ Associazione è effettuare attività di inclusione sociale e nello specifico: organizzare eventi pubblici e momenti di incontro con i diversi attori del tessuto sociale, in cui è inserito il Centro Disabili di Scafati. Partecipazione a vari eventi culturali del territorio, attraverso la costruzione di sinergie tra i cosiddetti normodotati e gli utenti del centro.

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Voi collaborate con alcune cooperative nella gestione di un centro diurno per disabili. Ci descriva le vostre attività quotidiane?

Le ore previste da contratto per ogni operatore, o per ogni educatore, non basterebbero per il raggiungimento di obiettivi sociali reali e visibili, previsti dalla programmazione e dai laboratori attivati, per cui, ogni operatore che desidera, giustifica la sua presenza, attraverso le ore di volontariato.
Attività come i mercatini, le uscite, le gite, sono tutte organizzate dall’ Associazione.

Che cosa è la disabilità?

La disabilità è una etichetta sociale, noi dobbiamo andare oltre e trovare in ognuno un potenziale, chiunque ha un limite, o ha una difficoltà, io stessa ne possiedo. Bisogna trovare da quel limite, una risorsa. La prima risorsa è il dono dell’accoglienza. Il disabile generalmente è una persona aperta e bisognosa nei confronti dell’altro, non ha differenze sociali, e tratta chiunque nello stesso modo, senza gerarchia, con estrema lealtà. Quasi sempre ama la vita, e non guarda l’età dell’amico, se più vecchio o più giovane. E’ amico e basta. Ama festeggiare il compleanno, anche se gli anni passano, però è fortunato, perché invecchia meglio! Le gestioni delle perdite vengono vissute in modo personale, a volte anche rimanendo noi operatori stupiti. Il grande problema legato alla disabilità è il dopo di noi, ma questo non viene sentito dal disabile, almeno in apparenza, ma viene vissuto dai genitori, o dai familiari di questo. Ho avuto la fortuna di incontrare genitori che hanno fatto di questo obiettivo, il senso della propria vita, e io li ammiro moltissimo. Bisogna creare strutture per disabili adulti soli, bisogna alleggerire i pensieri di quei genitori, creare un punto di accoglienza H24. Ma forse sto sognando…

Le nostre città sono a misura delle persone diversamente abili?

Le nostre città non sono a misura delle persone diversamente abili, se parli di barriere architettoniche, mentali e bisogni. C’è molto da fare!

Che cosa porta nel suo lavoro quotidiano con i disabili e cosa prende da questa esperienza umana e professionale?

Nel mio lavoro porto la mia preparazione scolastica, il mio amore per l’arte, la manualità, la mia voglia di giocare e di cantare, la mia educazione e le regole che mi sono state imposte dalla mia formazione scolastica, dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Piccole regole, che porto a casa e al lavoro: aspettarsi quando si mangia, alternarsi nei compiti da fare, ringraziare, chiedere le cose con gentilezza ed altro. A casa e nella vita porto la gratitudine verso un mondo che non mi arricchirà mai economicamente, ma mi dà la completezza che è data dal ricevere, donando.

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Quali sono le istanze che ponete alle istituzioni rispetto alla vostra mission associativa?

Fortunatamente le amministrazioni di Scafati, sia passate che attuali, hanno sempre avuto una attenzione particolare nei confronti del sociale e soprattutto della disabilità. Ciò che chiedo è la continuità del servizio, il maggiore sostegno alle famiglie, con supporti extradomiciliari, e il superamento delle barriere mentali verso la disabilità. Poter usare ogni piccolo potenziale anche a fine sociale, magari impiegando, chi può farlo, in lavori di utilità, lì dove c’è bisogno, come il front office in Biblioteca, o all’accoglienza in Comune…una idea ambiziosa, ma non astratta.

Voi operate nella città di Scafati. Nel vostro territorio le Associazioni riescono a fare rete? Con quali Associazioni collaborate? Ci parli di eventuali progetti condivisi…

La nostra associazione è legata ad altre da patti di collaborazione. Per me la collaborazione e il confronto tra varie associazioni è fondamentale, per la crescita personale e dell’ Associazione stessa. L’ Associazione con cui abbiamo collaborato di più, anche in presenza dei ragazzi dell’ Associazione, è Laboratorio Vitrari, che si occupa della divulgazione della Raccolta differenziata, in collaborazione con Acse ( Agenzia di servizi territoriali), con lavori di censimento della popolazione del quartiere Vitrari, eventuale segnalazione di discarica, e giornate dedicate alla pulizia del quartiere.

Quali sono le disabilità che affrontate nel vostro lavoro quotidiano. Le famiglie collaborano nei vostri percorsi socio-assistenziali?

Il Centro Disabili di Scafati accoglie 30 utenti con varie patologie, l’età media è 35/40 anni e sono più malati con ritardo comportamentale e disturbi collegati, che di altre diagnosi. Con i familiari c’è collaborazione, sia perché fanno parte anche loro della Associazione, e sia perché c’è fiducia nel nostro operato.

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Cosa può fare la scuola per integrare le persone diversamente abili?

Se mi parla di scuola dell’infanzia o scuola primaria, sicuramente dovrebbe far affiancare il disabile da maggior ore possibili e da personale competente, che sia formato e in continuo aggiornamento. Purtroppo oggi l’insegnante di sostegno, nella maggior parte dei casi, lo fa per bisogno, non per scelta e l’alunno comprende se l’insegnante l’accetta o meno. Anche in questo caso l’insegnante dovrebbe cercare un potenziale nel suo alunno e magari poterlo condividere con l’intera classe.

Quando si parla di amore tra disabili spesso si cade nella retorica o peggio ancora nei tabù. Qual è la sua opinione al riguardo?

Il tabù dell’ amore tra disabili è legato soprattutto alla sessualità, e sono soprattutto i genitori a vivere la sessualità del figlio in maniera non libera, ci sono delle motivazioni psicologiche che sono legate al senso di colpa del concepimento del figlio con disabilità. La sessualità è una cosa innata, nell’essere umano, pertanto se c’è, credo vada rispettata. I miei ragazzi vedono la sessualità di coppia come una cosa che possono fare i grandi, o le persone sposate, mentre soprattutto nei maschi è represso l’autoerotismo. Credo la causa sia dovuta ai medicinali inibitori del comportamento, che agiscono sul testosterone.

Ci lasci un messaggio di speranza…

Un messaggio di speranza con una frase di Sant’ Agostino: La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle. Io mi auguro che ognuno di noi trovi il coraggio di poter cambiare le cose cui vale davvero la pena di cambiare, per rendere questo, un mondo migliore.

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E' un eccezionale Artista, molto apprezzato anche grazie agli importanti Eventi, nazionali ed internazionali, a cui ha partecipato in veste di organizzatore. E’ un fine poeta. Impegnato nel mondo dell’associazionismo e del Sociale.