
PRESENTATO PRESSO LA BANCA STABIESE IL VOLUME “LE CINQUE ROSE DI JENNIFER” DI ANNIBALE RUCCELLO A CURA DEL PROFESSORE VINCENZO CAPUTO
Nell’ambito della IX edizione dello Stabia Teatro Festival Premio Annibale Ruccello 2023 le associazioni “Achille Basile Le ali della Lettura” e “Certamen Plinianum” con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, mercoledì 8 novembre 2023 hanno presentato il volume “Le cinque rose di Jennifer” di Annibale Ruccello a cura del Professore di Letteratura Italiana dell’Università “Federico II” di Napoli, Vincenzo Caputo.
L’evento è stato moderato dalla Professoressa Carmen Matarazzo.
Il primo relatore a prendere la parola è stato Pasquale Sabbatino, Professore Ordinario di Letteratura Italiana e Coordinatore del Master di II livello in Drammaturgia dell’Università Federico II di Napoli, che ha spiegato come il testo presentato ” Le cinque rose di Jennifer” di Annibale Ruccello a cura di Vincenzo Caputo, nasce all’ interno di una progettualità più ampia che considera il drammaturgo Stabiese un federiciano a tutti gli effetti da custodire nella “Federico II”.
E proprio nell’Ateneo è in allestimento la biblioteca di Annibale con i suoi testi e le sue opere di cui da alcuni anni è iniziato lo studio critico per recuperarli nelle varie fasi redazionali per metterli in circolazione. “Le cinque rose di Jennifer” è il terzo volume di una collana dedica al suo teatro.
Annibale portò più volte delle modifiche al testo. Dal 1980 al 1986 ha subito tre trasformazioni. La prima stesura è del 10 ottobre 1980, è un testo/copione dattiloscritto presente presso l’Archivio privato di Annibale Ruccello, depositato alla SIAE.
L’ambientazione è un basso popolare dei Quartieri, descritto nei minimi particolari: le 5 rose rosse rimangono appassite in un vaso. Il parlato di Jennifer prevale con la sua visione tragica del mondo, ma immaginaria è la realtà della vita. Ci racconta il dolore, ascoltando Radio Cuore Libero. Il protagonista è un travestito marginale, emarginato, un diverso che vive in solitudine. Rappresenta in qualche modo il senso tragico della nostra vita odierna.
Nella seconda stesura del dicembre del 1980 la storia è ambientata in un monolocale, in un quartiere di travestiti dove emerge un decoro piccolo borghese, quasi esasperato, che in realtà è solo apparenza. Jennifer ascolta Radio Enola Gay e vive in attesa di una telefonata, che arriva da un’altra solitudine: due solitudini che si incontrano. Diventa occasione di riflessione sull’ isolamento della condizione umana. Tra la prima e la seconda stesura, come evidenzia Matteo Palumbo, professore onorario dell’”Università Federico II” di Napoli, c’è la ferita del terremoto (23/11/1980), nella quale sono inseriti i protagonisti.
Annibale appartiene alla storia del teatro italiano e a quella tradizione legata a quello napoletano di Viviani e Eduardo. Dopo la morte di Eduardo inizia un’altra storia.
Tutto quello che accade nelle opere di Annibale accade in una stanza, spazio di angosce e di fantasmi che si materializzano, presenze con le quali bisogna fare i conti. È il teatro dell’inconscio, che narra, come lui stesso le definì, tragedie minimali, che hanno come protagonisti personaggi deportati dalla vita, uomini e donne senza identità, le cui passioni e sentimenti non trovano spazio nella società contemporanea. Il napoletano è una lingua che racconta contro la lingua del mondo che ci circonda che ci parla. Infine, dalla passione di Annibale per libri e film gialli (Blade Runner) è presente in tutte le trame delle sue opere un’atmosfera di suspense, che ci tiene legati fino alla fine.
Vincenzo Caputo, curatore del testo presentato, professore di Letteratura Italiana dell’Università Federico II di Napoli, appare visibilmente emozionato. Per la sua giovane età non ha conosciuto Annibale, ma ha nutrito da sempre una grande ammirazione verso il suo teatro, per cui ha subito aderito al progetto dell’ateneo.
Sono passati 43 anni dalla prima rappresentazione de “Le cinque rose di Jennifer”, cambiano i tempi, cambiano i modi, ma la vita e le condizioni umane sono le stesse.
Serata carica di emozione in cui si è respirato a pieno tutto l’affetto e l’amore per un grande talento del nostro teatro italiano: Annibale Ruccello.
