L’ANTIBIOTICO-RESISTENZA

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), “la resistenza agli antibiotici è una delle più grandi minacce di oggi alla salute pubblica, in grado di colpire chiunque, ad ogni età, in qualunque Paese del mondo” (WHO | Antibiotic Resistance).

Infatti, l’incremento della diffusione dei ceppi invasivi che esprimono resistenza combinata alle tre classi di antibiotici di utilizzo più frequente (fluorochinoloni, aminiglicosidi e cefalosporine di III generazione) determina il costante aumento degli insuccessi terapeutici, accompagnato da un incremento delle mortalità (EPICENTRO | Resistenza agli antibiotici).

Negli Stati Uniti, ogni anno 2 milioni di persone sono affette da patologie causate da batteri resistenti agli antibiotici; e, di esse, 23 mila sono le morti accertate. Un dato talmente serio che, il 18 Settembre 2014, il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha emanato l’ordine esecutivo 13676: “piano nazionale per la lotta all’antibiotico-resistenza” (THE WHITE HOUSE | National Action Plan for Combating Antibiotic Resistant Bacteria).

In Europa, circa 25 mila pazienti muoiono ogni anno in conseguenza delle infezioni contratte da germi multi-resistenti, con un costo associato di 1.5 miliardi di Euro (EMA | Antimicrobial resistanceECDC | EU Action on Antimicrobial Resistance).

In Italia, la percentuale di K. Pneumoniae resistenti ai carbapenemi, che è stata osservata nel 2013, è una delle più elevate in Europa, seconda solo a quella della Grecia, passando da meno dell’1% nel 2008 al 34% nel 2013. Ed in Campania la situazione è ancora più critica, dal momento che tende ad allinearsi a valori prossimi a quelli osservati nei Paesi ai quali le organizzazioni sanitarie internazionali rivolgono la maggiore attenzione (REGIONE CAMPANIA | Rapporto 2013 sulle antibiotico resistenze e sull’uso di antibiotici).

Sono questi i dati del preoccupante fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che colpisce tutti i Paesi ed è causato da un elevato e scorretto consumo di farmaci antibiotici, di cui si è parlato anche durante il XIII Congresso Nazionale della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, tenutosi a Genova dal 26 al 29 Ottobre 2014 (XIII Congresso Nazionale SIMIT).

Il Prof. Massimo Andreoni, primario di Malattie Infettive al Policlinico Universitario Tor Vergata di Roma e Presidente SIMIT, spiega:

«Le cause alla base di questo fenomeno sono molteplici ma un ruolo particolare gioca l’uso inappropriato di antibiotici. Il largo uso che ne è stato fatto negli ultimi 60 anni in medicina umana, medicina veterinaria, in zootecnia e persino nell’agricoltura ha esercitato e continua ad esercitare una potente azione selettiva nei confronti dei batteri, che per sopravvivere sono costretti a mutare. Inoltre, negli ultimi anni l’industria farmaceutica ha registrato un numero sempre più limitato di nuove molecole antibiotiche, per cui già oggi è difficile trattare efficacemente alcuni microrganismi multiresistenti agli antibiotici disponibili». [1]

Il Dott. Gianni Cassola, co-presidente del congresso, afferma:

«Gli antibiotici sono l’unico farmaco il cui mal uso si riflette non tanto sul paziente che lo sta assumendo, quanto sugli altri pazienti e sulle generazioni future, perché il maluso provoca resistenze e il prezzo lo pagano i figli. Occorre prestare maggiore attenzione all’uso degli antibiotici in agricoltura e nell’allevamento, anche se negli ultimi anni la sperimentazione e lo sviluppo di nuovi farmaci hanno subito un drastico calo». [1]

Il Prof. Claudio Viscoli, co-presidente del congresso, spiega:

«Stiamo andiamo incontro ad un’era post-antibiotica. E diventa impossibile effettuare procedure chirurgiche e mediche altamente invasive con importante rischio infettivo. Infatti se rimane trattabile l’infezione da germe sensibile, non vale lo stesso discorso per le infezioni da germe resistente. È importante intervenire sin da subito perché una errata gestione degli antibiotici potrebbe alimentare maggiormente tale problematica. Si consiglia quindi, durante l’assunzione dei farmaci, di rispettare la giusta indicazione, giusto e massimo dosaggio, giusta durata delle terapie. Ma è importante evitare anche l’uso difensivistico, evitare le combinazioni, usare meno ma più a proposito». [1]

Ed il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, avverte la Simit, ”ha carattere universale, ma in Italia il quadro è decisamente più preoccupante”, con un consumo di tali farmaci ”record e in aumento” mentre ”sono stimati 5000-7000 decessi annui riconducibili ad infezioni ospedaliere” da germi multiresistenti, con un costo annuo superiore a 100 milioni di euro” (Sanità: 7mila morti anno per infezioni germi multi-resistenti).

Ma cerchiamo di capire questo fenomeno e, soprattutto, cosa possiamo fare per proteggerci da esso.

COS’È L’ANTIBIOTICO-RESISTENZA.
L’antibiotico resistenza è la capacità che ha un microorganismo di trasmettere alla propria progenie, e agli altri microorganismi con cui viene a contatto, le caratteristiche che lo rendono resistente agli antibiotici.

PERCHE’ UNA SPECIE BATTERICA E’ RESISTENTE AGLI ANTIBIOTICI?
Le possibilità sono due: o quel batterio è di per sé resistente all’azione di un dato antibiotico (in questo caso si parla di resistenza intrinseca), oppure può sviluppare un certo grado di insensibilità (la cosiddetta resistenza acquisita), attraverso un processo di selezione naturale che avviene in tempi straordinariamente brevi (i microrganismi crescono e si riproducono molto rapidamente, tanto che in alcuni casi è possibile assistere alla replicazione di una intera popolazione di batteri in appena venti minuti). Questo fenomeno a sua volta può essere innescato o da una mutazione casuale del materiale genetico (altamente probabile data la consistenza numerica della popolazione batterica), di modo che mentre i batteri ‘normali’ vengono eliminati dall’azione di un certo antibiotico, quelli ‘mutanti’ si moltiplicano e prosperano (e possono essere trasmessi ad altri animali o persone); oppure – caso quasi unico in natura – i batteri possono acquisire i geni di resistenza che gli sono necessari per sopravvivere direttamente da altri batteri di specie diversa (non necessariamente patogeni), attraverso i plasmidi coniugativi, sottili anelli di materiale genetico che veicolano i geni da una cellula a un’altra: le informazioni passano così di specie in specie, mettendo a disposizione di ciascun individuo un assortimento genetico pressoché illimitato.

PERCHE’ NON SI RICERCANO NUOVE MOLECOLE CHE SIANO PIU’ EFFICACI?
La maggior parte delle molecole in circolazione risale agli anni ’70, perché l’antibiotico è un prodotto poco remunerativo: si usa (o si dovrebbe usare) per un periodo di tempo limitato e il prezzo è relativamente basso, mentre i costi di ricerca e sviluppo di un nuovo principio attivo sono talmente elevati che le società farmaceutiche investono ormai solo nella cura delle malattie croniche (i cui malati consumano il farmaco per tutta la vita), oppure per i chemioterapici e gli anti-retrovirali (che hanno un prezzo elevatissimo).

IO NON CONSUMO ANTIBIOTICI, TRANNE IN CASI VERAMENTE ECCEZIONALI. SONO AL SICURO?
Purtroppo no. La maggior parte della resistenza agli antibiotici deriva dal cibo che ingeriamo, indifferentemente se animale o vegetale, poiché tutti gli allevamenti e le colture intensive sono trattate con antibiotici. Si immagini che il 71% degli antibiotici venduti è utilizzato in zootecnia.

COME POSSO PROTEGGERMI?
In tutto il mondo sono in atto importanti campagne scientifiche per consentire l’individuazione di mezzi di contrasto all’antibiotico-resistenza il più possibile efficaci. Si tratta, comunque, di attività che richiederanno anni di ricerca e sperimentazione.
Nel frattempo, è possibile avviare una personale campagna di prevenzione, seguendo delle semplici regole personali ed alimentari. Anzitutto, assumendo antibiotici solo in caso di reale necessità e sotto stretto controllo medico, evitando la dannosa pratica dell’automedicazione. Poi, rispettando la salute degli altri, facendo in modo che, se abbiamo contratto una infezione delle vie respiratorie, non usciamo di casa fino ad avvenuta guarigione oppure coprendoci bene naso e bocca con una sciarpa o con una mascherina acquistabile in farmacia, soprattutto in luoghi chiusi o affollati. Infine, preferendo il consumo di prodotti alimentari di origine il più possibile biologica o riconducibile a fonti controllate, o evitando l’eccessivo consumo di carni e latticini che si sappia provenire da allevamenti intensivi, in cui l’uso di antibiotici è estremamente elevato.

[1] Infezioni, 25mila morti l’anno in Ue.

Medico-Chirurgo, specialista in gastroenterologia. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia conseguita presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, acquisisce il Diploma di Specializzazione in Chirurgia dell'Apparato Digerente presso la stessa università e, successivamente, consegue sia il Post Graduate sia il Post Doctoral in Surgery presso la Keck School of Medicine della University of Southern California, USC. Dal 2001, ha ricoperto i seguenti incarichi: docente del Doctoral Program in Surgery della Keck School of Medicine presso la University of Southern California, USC (Los Angeles); ricercatore presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, nell'unità complessa di Chirurgia Generale diretta dal Prof. G. P. Ferulano (Napoli); responsabile del P.S. di Chirurgia dell'Ospedale Loreto Mare (Napoli); consulente della V Commissione Sanità della Regione Campania (Napoli); ricercatore presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, nell'unità complessa di Riabilitazione del Pavimento Pelvico, diretta dal Prof. G. P. Ferulano (Napoli); membro del consiglio direttivo e responsabile Ricerca e Sviluppo di NextMed Ltd (Londra). Dal 2014 è responsabile Ricerca e Sviluppo all'interno di progetti di salute pubblica riguardanti la lotta all'antibiotico-resistenza.