“La fotografia analogica è pura magia”: intervista al maestro Enzo Rosamilia

Enzo Rosamilia è un fotografo e artista italiano, autore di oltre un centinaio di opere fotografiche. È famoso per aver sviluppato un metodo unico di stampa fotografica sulla carta fatta a mano, prodotta nella città di Amalfi. Enzo ha iniziato a occuparsi di fotografia verso la fine degli anni Settanta, e da quel momento non ha più smesso: una vera folgorazione che lo ha spinto a creare opere, simili a dipinti, apprezzate in tutto il mondo. Le sue fotografie sono state esposte in decine di Paesi, tra i quali Italia, Francia, Spagna, Brasile, Russia, Belgio e Corea del Sud.
Tra le sue opere un posto speciale è riservato agli scrittori della letteratura russa, come A.P. Checova, N.V. Gogolya, M.A. Bulgakova. Proprio per questo, il 30 ottobre 2022 il Museo-Teatro Casa Bulgakovsky di Mosca ha ospitato la presentazione del numero di ottobre della rivista “Accademia della Moda”. Il magazine, infatti, ha dedicato per la prima volta una copertina a Enzo Rosamilia, e in occasione dell’evento sono state presentate le opere del maestro dedicate a Bulgakov e al romanzo “Il maestro e Margherita”.
Una delle peculiarità dell’arte di Enzo Rosamilia è la fusione tra fotografia, pittura e letteratura, un felice connubio che si è esteso anche alla moda. Durante l’evento, infatti, è stata presentata la collezione del marchio fashion “Britishka” di Svetlana Topalova.

L’INTERVISTA

Come nasce l’idea di realizzare fotografie ispirate alle opere della letteratura russa?
Sono già diversi anni che realizzo delle opere dedicate ai grandi maestri della letteratura russa. Tutto è partito con il mio primo viaggio in Russia nel 2013, quando un’amica gallerista organizzò per me due mostre. A Taganrog, la città natale di Čechov, ho avuto un’accoglienza eccezionale: la mostra fu un successo e per me fu un’emozione grandissima conoscere i luoghi in cui aveva vissuto Čechov. Fu allora che decisi di realizzare delle opere dedicate al suo lavoro, una sfida di interpretazione dei suoi racconti che culminò nel 2015 con una mostra, inserita tra gli eventi dedicati ai festeggiamenti dei 155 anni della nascita di Čechov. A quel punto ebbi l’idea di realizzare un ciclo di fotografie dedicate a Bulgakov e al celebre romanzo “Il Maestro e Margherita”. La prima mostra si tenne a Mosca nel 2019, e anche quella si rivelò un successo. Questa volta la sfida era ancora più ardua, perché Il Maestro e Margherita è un’opera con tratti inquietanti e surreali. Ma per me è stato un lavoro molto interessante, mi ha coinvolto totalmente. L’ultimo che ho fatto è un lavoro su Gogol che avrei dovuto a esporre a ottobre. La mostra, però, è stata posticipata a causa delle difficoltà legate al trasporto delle mie opere fino in Russia.

Lei ha esposto opere in vari paesi del mondo. Ma qual è il lavoro di cui è più fiero? 
Ogni foto che ho scattato mi ha sempre suscitato un interesse particolare. Tra le tante, ce n’è una: è la foto di due anfore che ho scattato nel 1981 a Pompei. È stata una delle mie foto più pubblicate, addirittura la Biblioteca Nazionale di Parigi ne acquistò 10 per averle in archivio.

La sua tecnica fotografica è diventato il suo marchio di fabbrica, ciò che la rende immediatamente riconoscibile. Come nasce l’idea di creare fotografie simili a dipinti? 
Quando frequentavo il corso di pittura all’Accademia di Belle Arti usavo la carta di Amalfi per gli acquerelli. Un giorno andai ad Amalfi per acquistarla e, mentre ero in macchina, tra me e me mi chiesi se fosse stato possibile utilizzarla anche per stampare delle fotografie. Appena tornai a casa immersi un pezzo di carta nell’acqua e lo lasciai lì tutta la notte, per tastarne la resistenza. La carta resse bene e allora iniziai a cercare il modo per poter stampare. Partii da una vecchia formula sull’emulsione al bromuro di argento, che avevo trovato in un volume di chimica che risaliva all’Ottocento . Ho dovuto fare numerosi tentativi e sperimentare di continuo per qualche anno, prima di trovare le dosi giuste e ottenere un buon risultato. Non ho mai ceduto, fino a quando non ho trovato la formula più adatta a me. Penso di essere l’unico a stampare su questa carta, ma su alcune foto intervengo direttamente con la colorazione a mano, realizzata con i colori all’anilina. Quando nel 1995 feci una mostra nella galleria San Fedele di Milano, un critico del Corriere della Sera mi dedicò un articolo che intitolò “Incontro felice tra pittura e fotografia”. Fu una grande soddisfazione.

Secondo lei, cosa distingue una buona foto da una che non lo è? 
La prima cosa è il contenuto. La tecnica è importante, ma fino a un certo punto. Diciamo che un buon contenuto, se abbinato alla tecnica, è ciò differenzia una buona foto da una che non lo è. Io preferisco lavorare in bianco e nero anche se è più difficile rendere le sfumature e, a differenza del colore, non si possono mascherare le imperfezioni. Con il bianco e nero bisogna essere più precisi, ma per me le fotografie in bianco e nero sono più espressive e realistiche di quelle a colori.

Lei afferma che “Le persone si uniscono prima di tutto a un livello culturale e, solo poi, a uno economico e politico”. Cosa pensa dell’operazione di censura culturale operata dagli ambienti accademici italiani nei confronti della Russia, durante i primi mesi di guerra in Ucraina? 
Per me la censura è inaccettabile. La cultura e l’arte sono al di sopra di tutto e la Russia, a differenza nostra, non ha mai censurato gli artisti occidentali. Tutto quello che sta succedendo nel mondo è inaccettabile, la guerra non porta niente di buono a nessuno, se non a quelli che hanno interesse nel vendere armi. Appena mi sarà possibile ritornerò in Russia per la mostra dedicata a Gogol.

Viviamo in una società in cui tutto ciò che ci circonda è filtrato dalle immagini. Quale ruolo ha oggi la fotografia artistica? 
Espressività e comunicazione. La fotografia artistica deve comunicare delle emozioni e riuscire a coinvolgere il pubblico. Questo è molto difficile, soprattutto oggi, in un mondo completamente digitalizzato. Il digitale non va demonizzato, ma devo dire che ci ha tolto tanto, in primis il contatto con la materia. Per me la fotografia digitale non ha un’anima ed è per questo che continuo a lavorare in analogico: vedere apparire l’immagine durante lo sviluppo della pellicola è sempre una magia, un’emozione che non si può descrivere!

Lei è anche docente di Fotografia al Liceo Artistico di Salerno. Quali consigli darebbe ai ragazzi che esprimono il desiderio di intraprendere la carriera del fotografo professionista? 
Da settembre sono ufficialmente in pensione e quindi posso finalmente dedicarmi di più alla mia attività artistica. Quello che mi sento di consigliare è di credere in quello che vogliono fare e di metterci tantissima passione e sacrificio: senza questi elementi non si ottiene nulla! Purtroppo, negli ultimi anni, ho potuto constatare che ci sono sempre più giovani che non accettano consigli e si sentono subito arrivati. La fotografia digitale e i social media hanno peggiorato la situazione. Chi vuole intraprendere questo mestiere deve lavorare tanto e fare dei sacrifici. Io ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia grazie a mio fratello Antonio che aveva uno studio fotografico. Avevo circa 13 anni quando entrai per la prima volta nella sua camera oscura, mentre lui stava sviluppando delle foto. Lui è stato il mio maestro, ricordo che passavamo le nottate a sviluppare pellicole e devo dire grazie a lui se sono arrivato fino a qui. Perciò i ragazzi devono essere più modesti: per arrivare a dei risultati bisogna fare tanta gavetta.

Biografia | Enzo Rosamilia si è formato all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Fin dai primi anni ’80 insegna alla scuola d’arte «Sabatini/Menna» di Salerno, dove ha lavorato come professore associato. È membro del consiglio di esperti Dell’Unione Artistica Eurasiatica. Enzo scatta delle foto su una macchina fotografica a pellicola. Tuttavia, non utilizza apparecchiature luminose e lavora solo in condizioni della luce naturale.

Laureata in Giornalismo e Cultura editoriale all' Università di Parma nel 2018. Ha collaborato con italianradio.eu come articolista e conduttrice radiofonica di Radio Pizza Olanda, il canale di informazione per gli italiani residenti nei Paesi Bassi. Dopo una breve esperienza formativa negli studi di Radio ART si è trasferita in Svizzera e attualmente vive a Montreux. Appassionata di musica, moda, cinema e tecnologia.