
Sofia Pirandello è una giovane scrittrice romana che vive e lavora a Milano. Nel prestigioso salotto culturale di Casa Sanremo Writers ha presentato il suo ultimo libro “Bestie”, edito da Round Robin Editrice.

Il suo esordio letterario, però, risale al 2018, quando pubblica - sempre per Round Robin - “Candido suicida”, il romanzo che le è valso il premio SIAE “s’illumina” per opera prima.

Buon sangue non mente: pronipote del celebre drammaturgo e Premio Nobel Luigi Pirandello, ha affermato che questa eredità non è mai stata un peso con cui misurarsi, fino a quando non ha deciso di fare della scrittura la sua vita. Sofia, infatti, è tra gli ottanta candidati in lizza per il Premio Strega 2023. Spetterà al Comitato direttivo del premio – composto da Pietro Abate, Giuseppe D’Avino, Valeria Della Valle, Ernesto Ferrero, Alberto Foschini, Paolo Giordano, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco (presidente), Gabriele Pedullà, Stefano Petrocchi, Marino Sinibaldi, Antonio Scurati e Giovanni Solimine – selezionare i 12 finalisti dell’edizione 2023.
La dozzina sarà decretata giovedì 30 marzo, ma nell’attesa di scoprire se Pirandello sarà tra i prescelti del prossimo Strega, abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con lei dopo la sua recente esperienza a Casa Sanremo.

L’INTERVISTA

Chi è Sofia Pirandello? Sono romana ma vivo a Milano e faccio la ricercatrice. Mi sono laureata in Filosofia e attualmente sto lavorando alle fasi finali della mia tesi di dottorato. Ho sempre desiderato scrivere, adoro la scrittura proprio in tutte le sue varie declinazioni, quindi sono felicissima di fare il lavoro che faccio proprio perché mi consente di fare quello che amo di più nella vita.
A proposito di scrittura: nel 2018 hai esordito con il tuo primo romanzo, Candido Suicida, ottenendo da subito un riconoscimento importante… Esatto, il romanzo è stato premiato con il Premio SIAE “s’illumina” per l’opera prima e lo stesso premio lo ha ottenuto per la traduzione negli Stati Uniti. Un riconoscimento che non mi aspettavo ma che, quando è arrivato, mi ha fatto un enorme piacere, per poco non mi prendeva un colpo!
Bestie, il tuo ultimo romanzo, è tra i libri candidati al prossimo Premio Strega. A sceglierlo è stato il romanziere Umberto Croppi: te lo aspettavi? Affatto! I libri vengono proposti da gli Amici della Domenica, un gruppo di intellettuali che hanno diritto a presentare un libro in lizza per il Premio Strega. Umberto Croppi ha scelto il mio, anche se l’ho saputo soltanto la sera prima quando mi è stata inviata la liberatoria per partecipare al concorso. È stato proprio un fulmine a ciel sereno! Al momento incrocio le dita, si tratta pur sempre di una gara tra le più sanguinarie del panorama letterario italiano. Ma per me, già il solo fatto di essere stata proposta tra i possibili contendenti, è un passaggio che mi ha un po’ cambiato la prospettiva.
Com’è nata l’idea che ha dato vita a Bestie? Sono sempre stata attratta dalle storie che narrano di delitti senza movente, come “Lo Straniero” di Camus e “Delitto e Castigo” di Dostoevskij. Un giorno, casualmente, ho letto un articolo su una donna che aveva compiuto un atto violentissimo: nell’articolo si sottolineava che nessuno riusciva a spiegarsi come fosse potuto accadere. Da qui ho preso lo spunto per creare la storia di un personaggio che potesse un po’ raccontarmi di questa persona attraverso la sua vicenda biografica. Poi, però, la trama ha preso tutta un’altra piega, anche se è rimasta immutata l’intenzione di creare la storia di una persona che si racconta in prima persona per offrire al lettore la possibilità di individuare degli spiragli che possano spiegare le motivazioni delle sue azioni.
Il tuo interesse verso i delitti senza movente avrà un seguito con un prossimo libro? Ho sempre scritto storie dai risvolti macabri e tragicomici, probabilmente per via della fascinazione che nutro per Agota Kristof e Goliarda Sapienza, autrici feroci e schiette nel loro modo di scrivere. Non so se mi porterò dietro un argomento nello specifico, spero però di portarmi dietro la complessità del personaggio di Lucia che ormai sento totalmente mio. Il suo è un personaggio complesso e potente, ma ci sono tanti altri temi – oltre a quello del femminile – che per me sono importanti.
Quali temi? La migrazione per me è un aspetto molto importante di questo libro. Il tema del femminile è sicuramente presente, ma si tratta di un femminile che viene imposto: la difficoltà di Lucia è quella di non percepirsi nelle categorie che vengono assegnate normalmente alle donne. Un altro tema che mi interessa molto è la condizione di sofferenza mentale. Magari in futuro mi piacerebbe scrivere qualcosa sulla schizofrenia.
Hai detto che la migrazione è un aspetto molto importante di questo libro: Lucia parte da un paesino della Sicilia per trasferirsi al Nord. Questo trasferimento le permetterà di riappropriarsi di quelle che sono le sue radici, un fattore che lei aveva sempre dato per scontato… Proprio così, io stessa mi ci ritrovo in pieno perché ho lasciato la mia città per vivere e lavorare al Nord. Quando abbandoni un posto non è che all’improvviso le criticità di quel posto scompaiano magicamente, però rimetti in prospettiva delle cose del posto da cui vieni e ti accorgi che non è così perduto come ti sembrava. Trovo che in Italia ci sia una narrativa troppo incentrata sulle problematiche del Sud, mentre il mio personaggio si riappropria delle sue radici ritrovando racconti, modi di fare e tradizioni culinarie che, prima del suo trasferimento, lei non aveva mai neppure considerato. Non solo, perché Lucia rivaluta anche il suo rapporto con i genitori oltre a quello che aveva con il suo paese. Insomma, ritrova e si ritrova in una dimensione che lei non aveva mai pensato potesse appartenerle.
Per te è stato più difficile esordire con “Candido suicida” oppure scrivere “Bestie”? Sono due romanzi che risalgono a due epoche della mia vita molto diverse tra loro, e che rappresentano anche due esperienze di scrittura differenti. Il primo l’ho inviato d’istinto, era un tentativo al quale non credevo neppure molto, quindi sono stata felicissima quando poi hanno deciso di pubblicarlo. Questo secondo tentativo, invece, nasce già con l’intento di essere pubblicato: una differenza non da poco, perché l’ho scritto avendo in mente che non sarebbe stato un libro scritto solo per me.
Prima di concludere, ci racconti della tua esperienza a Casa Sanremo Writers? Nonostante la telecamera mi crei generalmente molta ansia, devo dire che è stata un’esperienza molto divertente. Andare a Sanremo di persona, durante la settimana più attesa dell’anno, mi ha consentito di incrociare contesti diversi e di fare un’esperienza bella e divertente che ricorderò sicuramente con piacere.

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