UNO #SGUARDO SUL #MONDO | Intervista alla cantante jazz Roberta D’Agosto

Riceviamo e pubblichiamo l’intervista di Anna Ferrentino (AF-F)


La società odierna è in continua trasformazione e con essa la nostra percezione del mondo e di noi stessi.

“Uno #sguardo sul #mondo” è un tentativo di raccontare, mostrare, trasmettere il modo in cui è cambiata la “percezione visiva” di chi fa delle arti e dei mezzi di comunicazione uno strumento per dare “vita” e “potere” al nuovo senso dell’umanità

In questi giorni abbiamo voluto dare voce ad una giovane cantante Jazz, Roberta Amanda D’Agosto che con la sua voce allieta le platee. Una giovanissima studentessa del “Conservatorio di Musica Giuseppe Martucci” di Salerno, un luogo dove il talento prende forma.

Roberta ha delle solide radici cilentane e lucane e questo le dona un tocco di individualità anche nel suo timbro musicale, tantoché fin da bambina le suggerivano di cantare. La sua timidezza le impediva di ascoltare la “vocina” che dentro di lei la spingeva a dare forma alle sue emozioni attraverso il canto. Negli anni ha intrapreso gli studi di Economia ma poi quella “vocina” ha preso il sopravvento e ha deciso di seguire la musica. Oggi fa parte del gruppo Yakruna, una realtà musicale che fonda Jazz e Bossa nova (un genere musicale, nato in Brasile alla fine degli ‘50). Ha frequentato i corsi del “Berklee College of Music” e altri seminari di stampo jazzistico, ha collaborato con l’artista Pasquale Fama al brano “Cride”, un progetto che le ha permesso di esplorare nuove sfumature artistiche.


L’INTERVISTA

La società odierna è in continua trasformazione e con essa la nostra “percezione del mondo e di noi stessi”. Roberta D’Agosto, Lei è così giovane, da dove nasce la sua passione per la musica ma soprattutto quando si è avvicinata al mondo del jazz? Non so dire da dove nasca la mia passione per la musica, ricordo solo che da piccola provavo piacere nel cantare. Notavo che anche l’ascoltatore provava lo stesso. Era anche il mio modo di trovare una “pace rapida” nelle sofferenze che provavo. Il jazz è arrivato per caso, durante una lezione di canto con una delle mie insegnanti, notai che mi piaceva il suono e lo stile così comunicativo e diretto, a tratti anche ipnotico. In seguito ho iniziato a scoprire e a studiare le diverse sfumature del Jazz come quello strumentale, e me ne innamorai completamente. La stessa partecipazione a vari festival, oltre allo studio costante con i maestri del Conservatorio, la mia vocazione per il Jazz si è dilatata. Inoltre, mi affascina anche perché apre le porte a tanti altri filoni musicali… Infatti, credo che non puoi non contaminarti e non puoi non voler cambiare quando incontri il jazz.

Nella società odierna lo “sguardo umano” è cambiato. Come si è trasformato il suo modo di relazionarsi con le difficoltà e i disagi che stiamo vivendo? Indubbiamente alla mia età non posso esimermi dall’ignorare quel che accade tutti i giorni, sia in qualità di cittadina, sia in qualità di giovane adulta che ha il desiderio di non farsi sopraffare da una società ancora troppo sbilanciata. Mi piace leggere, documentarmi, approfondire argomenti che mi colpiscono in modo particolare. Ritengo che noi giovani non dobbiamo rimanere a “bocca aperta” davanti ad un fatto sconquassante, ma che siamo capaci di dare una nostra interpretazione e soprattutto ritengo che sia fondamentale ognuno faccia la propria parte per contribuire attivamente ed intellettualmente. Tuttavia mentirei se dicessi di essere un’attivista incallita, conosco amici che lo sono davvero, che scendono in piazza a protestare anche quando questo diritto viene meno. Questo mi spinge a pensare che con la mia musica posso in futuro dare un mio contributo. Al momento mi rintano tra lotte interiori, genealogiche, familiari e mi piace osservare le dinamiche umane e commentarle; questo mi aiuta a capire anche di che “pasta sono fatta” e come migliorare ogni giorno.

“Il Jazz è un mezzo per abbattere barriere e per conoscere nel profondo se stessi”, ci dica di più? Credo che ognuno di noi porti nell’esibizione la propria esperienza di vita e quello che assorbe durante le proprie giornate. C’è l’artista che deve necessariamente distaccarsi dalla ricezione di tanta sofferenza quotidiana, allontanandosene, portando nell’esibizione qualcosa di distante e che spesso ci solleva. E poi c’è chi fa di quella stessa sofferenza una sinfonia fortissima che ci cambia e ci sveglia all’ascolto. Tuttavia sono più propensa verso la prima categoria agguantando talvolta il coraggio di comunicare disappunto dalla seconda. Aggiungo prendendo in prestito le parole del maestro Paolo Conte: “Sono un sempre triste ma mi piace di sorprendermi felice”.

La tecnologia ha fatto passi da giganti, Lei, visto il caos che il mondo sta vivendo, cosa vorrebbe suggerire alle nuove generazioni che vivranno l’era dell’IA? Sono abbastanza fiduciosa che le nuove generazioni si rendano conto di quel che vale la pena tenere stretto e saldo, il nostro compito è di far comprendere che sappiamo goderci la vita, ne riconosciamo il valore; e a proposito d’Intelligenza Artificiale, non sento di condannarla a pieno, può essere un grande strumento di supporto professionale e scolastico. Il pericolo sopraggiunge quando semplicemente non ne si riconoscono i limiti, insomma: la carne a supporto della carne. Tuttavia, invito ai giovani ad annoiarsi. Ho scoperto che non sappiamo più farlo. Qualcuno d’importante mi ha detto che nella noia c’è tutto, ed io all’ascolto di queste parole ho sorriso (non ci credevo). Spesso dimentichiamo come vivere in maniera armoniosa perché la maggior parte del tempo siamo distratti e crediamo ci sia una formula uguale per tutti. Allora seguiamo consigli a routine con regole assolute, sentendoci inadatti quando il nostro cuore ci suggerisce di fare altro e noi puntualmente gli voltiamo le spalle. Vorrei che i più grandi raccontassero i loro errori ai più giovani e le splendide scoperte conseguenti.

Il compito di un talento è quello di esprimere al massimo le sue idee, ma il talento è sentire, la disciplina è fare. Che cos’è la musica per Lei? La musica possiede la “magia” di non farti mai sentire solo pur aiutando l’individuo a formarsi. Del resto, il nichilismo dell’anima, secondo me, avviene quando fuori non sentiamo la presenza dell’Altro. Ritengo che essa è molto più di un’arte, è uno strumento di libertà intellettuale e personale, un mezzo per abbattere barriere e non solo anche per conoscersi nel profondo.



Intervista di Anna Ferrentino (AF-F)


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