
Articolo del nostro inviato a GENOVA, Pasquale Ruotolo
Splendido? Si, anzi no. Di più. Splendidissimo.
La “prima” de “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi, su libretto di Antonio Somma, all’Opera Carlo Felice, venerdì 27 gennaio, si svolge secondo le aspettative. Teatro riempito in ogni ordine di posto da un pubblico anche fin troppo caloroso, che ha tributato applausi su applausi ai protagonisti della recita. Positiva la performance del cast; la direzione del Maestro Donato Renzetti e la visione registica di Leo Nucci, poi, hanno impreziosito lo spettacolo.
Disponibile e cordiale Nucci, giunto in Liguria in compagnia della moglie e circondato, alla fine di ogni atto, da addetti ai lavori e da alcuni spettatori, con i quali si è fermato a chiacchierare.
All’uscita del Teatro, infine, diverse persone gli hanno chiesto foto e autografi, sfidando il vento gelido, e lui ha accontentato tutti.
Presente nelle prime file anche il sindaco di Genova Marco Bucci, che non è voluto mancare all’appuntamento.
“Un ballo in maschera” (Opera che presenta elementi tragici che si alternano a comici, minoritari), segna innanzitutto il trionfo del tenore Francesco Meli, genovese di nascita, che porta in scena il personaggio principale, quel Riccardo conte di Warwick, governatore di Boston, che si strugge d’amore per Amelia, consorte del suo fidato amico Renato.
Ascoltare e osservare Meli è davvero piacevole: l’artista si adegua alle esigenze imposte dallo svolgimento della vicenda, presentando un Riccardo superbo e altezzoso, ma anche delicato, dolce e incline al perdono.
L’ineccepibile tecnica canora, la capacità di mutare tono di voce, passando dal pianissimo al forte in un istante adeguandosi allo stato d’animo del momento, il meraviglioso duetto con Amelia in apertura di secondo atto e l’aria “Ma se m’è forza perderti”, già bastano a suggellare una prestazione da incorniciare.
Roberto De Candia è Renato, pronto a dare la vita per salvare Riccardo dalla congiura ordita dai cospiratori, tra i quali primeggiano Samuel e Tom (il tormentone “E che baccano sul caso strano, e che commenti per la città!” non stanca, ma spezza i ritmi di una vicenda che sta andando ad assumere le fosche tinte della tragedia).
De Candia è una positiva certezza nell’ambito del panorama operistico italiano ed estero.
L’esperto baritono, quando chiamato in causa, domina la scena. Padrone del palcoscenico, è un artista completo. Nell’aria “Eri tu che macchiavi quell’anima” è racchiusa passione, nostalgia, delusione e tanto sentimento, il tutto presentato da una voce che è mescolanza di calore e colore, potenza e ricchezza armonica.
La soprano Carmen Giannattasio riveste i panni dell’ambigua Amelia, che tiene al suo Renato, ma è vittima di un’attrazione che la orienta verso il conte Riccardo.
Un’attrazione in fondo pura, simile a un pensiero logorante, ossessivo, di cui Amelia vuole liberarsi per tornare a vivere la pace. Per questo motivo ricorrerà all’aiuto della maga indovina Ulrica.
L’interpretazione della Giannattasio è toccante, commossa, partecipata.
L’aria “Ecco l’orrido campo” rivela tratti di lirismo raffinato, musica e poesia si fondono a perfezione in questa pagina della partitura verdiana.
Coinvolgente e avvolgente è anche l’intonazione dell’aria “Morrò, ma prima in grazia”, delicata e supplichevole preghiera di una donna che si appella al ricordo del figlio per implorare Renato a risparmiarle la vita.
Giannattasio è una piacevole conferma; ella possiede qualità vocali frutto di doti naturali e di tanto proficuo e coscienzioso studio.
Maria Ermolaeva, contralto, rimpiazza all’ultimo momento Agostina Smimmero, assente per indisposizione, e presenta Ulrica, l’indovina di colore, che spaventa e attrae insieme tutti i curiosi che cercano informazioni sul proprio futuro.
Non è male, la Ermolaeva (carina la sua “Re dell’abisso affrettati”), ma per il suo personaggio c’è davvero pochissimo spazio nello spettacolo.
Nelle fasi narrative apparentemente più leggere o comunque tendenti ad un comico divertimento, c’è il paggio Oscar che la soprano Anna Maria Sarra trasforma in un elemento vivo e brillante grazie alla sua squisita interpretazione.
La Sarra sa stare in scena, si muove bene e canta in maniera gradevole i suoi brevi ma non facilissimi brani.
Oscar ha anche il merito di anticipare che il ballo in maschera sarà “splendidissimo”. Peccato che l’assassinio di Riccardo da parte di Renato lo trasformerà in una “Notte d’orrore!”
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