
Intervista ad un’artista profonda ed emozionale. Una pittrice che ama comunicare attraverso l’uso creativo dei colori: Angelina Lapadula.

Human dynamism
Chi è Angelina Lapadula? Si presenti. Bella domanda, alcune volte lo chiedo a me stessa e non posso fare a meno di sentire la molteplicità delle sfaccettature del mio carattere, che di volta in volta, mi fanno donna matura, madre, moglie, sorella, amica della quale cisi può fidare. Che ti presta la spalla nei momenti tristi. Che immancabilmente riesce a vedere il bello nelle cose, anche quello più nascosto. Che conserva l’entusiasmo e alcune volte il candore di quando era fanciulla.
Lei vive e lavora a Policoro, che rapporto ha avuto e ha con la sua città? Policoro è la città di adozione. Sono nata e vissuta a Pisticci, sempre in provincia di Matera in Basilicata. Vivo a Policoro da 27 anni , qui ho incontrato mio marito nel 1992 e nel 1995 ci siamo uniti in matrimonio. Una città nella quale ho trovato subito tanti conoscenti e qualche amico.
Ci parli dei suoi genitori. Che influenza hanno avuto nella sua crescita? C’è qualche episodio che nella sua infanzia che l’ha segnato in senso positivo o negativo? I miei genitori… La mia mamma Maria e mio papà Leonardo Sante, da tutti chiamato Santino. Sono l’ultima di quattro figli: Domenica, Francesco, Leonardo ed io Angelina. La mia mamma è morta all’età di 33 anni ed io allora avevo 16 mesi, mia sorella 12 anni, Francesco 10 e Leonardo 6. E’ facilmente intuibile che nel momento in cui muore la mamma succede il disastro in una famiglia. Per sostenerci mio padre è emigrato in Germania, dove ha lavorato per sette anni. Lo vedevamo una volta all’anno e quando ritornava ci inondava non solo di lacrime ma anche di carezze e qualche regalo comprato con i risparmi. Abbiamo avuto la grande fortuna di avere i nonni materni e uno zio fratello di mia madre, di nome Nicola, che ci hanno accuditi, cresciuti, educati ed amati avendo la grande intelligenza di non volersi sostituire ai genitori come figure parentali. Quindi questa famiglia allargata ha contribuito alla costruzione di soggetti che devono imparare nelle difficoltà della vita, che devono saper affrontare le disgrazie e cercare il buono e il bello che la vita può offrire, anche se non riesci a vederlo..
Ci parli del suo percorso di studi. La scuola materna per me è stata una esperienza terribile perché mi allontanava da casa, dalle mani della mia nonna materna che io chiamavo mamma e i miei fratelli “mammanonna”. Non potevo sopportare un distacco seppure momentaneo. Quindi si lavorava a casa. Le elementari con la maestra Marilù: calabrese, che ci ha insegnato non solo nozioni ma è stata anche lei maestra di vita. Le scuole medie, periodo felice con i compagni di scuola ed i professori che ricordo con affetto. Poi il liceo classico Giustino Fortunato, sempre di Pisticci e la mia professoressa di lettere, latino e greco, Maria Vitelli. Dopo la maturità non ho proseguito gli studi.
Quando ha deciso di voler intraprendere il suo percorso artistico? Non è stata una decisione presa a tavolino ma una casualità. Ho sempre amato ala manualità, “tenere le mani in pasta”. Da ragazzina ho amato così tanto la fotografia da essere ospite assidua di un fotografo del mio paese, dal quale carpivo nozioni e consigli che non mi venivano lesinati. Tutto ciò fino alla maggiore età, poi è diventato un hobby troppo dispendioso e poco alla volta l’ho abbandonato. Poco più di dieci anni fa, sempre con la mia voglia di riuso e recupero degli oggetti, ho restaurato un tavolo di legno che si era rovinato nel corso degli anni e nel mentre mi è venuta l’idea di dipingerlo. Così ho dipinto il piano del tavolo con una interpretazione personale di Giuditta e Oloferne di Klimt. Da allora non ho più lasciato i pennelli. Più recentemente ho frequentato un corso online sulle tecniche di chiaroscuro ed un altro sul volto ed il ritratto, che mi hanno consentito di migliorare nella tecnica ed esprimermi meglio. Venire allo scoperto e mostrare i miei lavori è una cosa più recente, cominciata perché invogliata dalla mia amica di sempre che mi ripeteva spesso :”non puoi tenere tutto questo solo per te”. Così ho cominciato ad esporre e partecipare ai concorsi.
Lei è sposata e madre. Ci parli della sua famiglia. Ho incontrato mio marito Nico a Policoro per motivi di lavoro, dapprima ci siamo frequentati come amici, poi è scoccata la scintilla e ci siamo innamorati. Nel 1995 ci siamo sposati, messo su casa a Policoro. Hanno allietato la nostra vita Erika nel 1997 e Lorenzo nel 2000. Due ragazzi splendidi che sono il nostro orgoglio e i nostri immensi amori. Erika studia all’università di Padova Scienze del Governo e Lorenzo studia al Politecnico di Torino Design e comunicazione.
Mi dia una definizione di arte. Per me l’arte è comunicazione nel senso più ampio. Comunicare gli stati d’animo dell’artista, rappresentare momenti particolari che abbracciano non solo l’aspetto individuale dell’artista, ma della collettività e dell’uomo in generale. E’ il segno particolare di una epoca, di un periodo, la connotazione storica. E’ sottolineare, invogliare, solleticare la curiosità, è spingere ad intraprendere una nuova consapevolezza di e e risvegliare gli animi e le coscienze.
Mi parli della sua arte. La mia arte mi rappresenta in tutto e per tutto. Su ogni tela “ci sono io”.Mi rappresentano i colori vivi, pieni di luce, che non sono mai squillanti, sgargianti. Il colore che lascia spazio sempre alla fiducia nel futuro e alla positività. Mi rappresenta la matericità delle tele, “la voglia ed il bisogno di sostanza” di consistenza, di sentire le cose. Mi rappresentano le volute dei disegni, le commistioni dei colori ad acquerello, che creano nuove nuance, ma che hanno la peculiarità di rimanere alla radice sempre del colore originario, senza perdere l’unicità e la personalità.
Lei lavora per qualche galleria d’arte? Ho esposto in diverse gallerie in giro per l’Italia ma non ho lavorato specificamente per una galleria.
Qual è l’opera che più la rappresenta, ce la può descrivere? Come ho già detto, tutte le mie opere mi rappresentano. Colgono i vari stati d’animo che si sono succeduti nel tempo. Posso menzionare “Battigia”, opera polimaterica in acrilico su tela, che rappresenta appunto la riva del mare: immaginiamo la sabbia bagnata nella quale non si sprofonda (la sostanza, la solidità), poi due passi più in la e il piede sprofonda, quasi risucchiato (i sentimenti che non lasciano scampo, quelli forti come l’amore i figli) e l’acqua che lambisce e arretra, a rappresentare le vicende umane. Anche la tela che è stata esposta a Casa Sanremo Arte mi rappresenta molto. Il titolo è Human dynamism. Fondo nero, sovrapposti un arancio ed un giallo non particolarmente luminosi spenti, che non esprimono tutta la forza e l’intensità del loro colore (le difficoltà della vita che spengono le positività). Efflorescenze carminio che rappresentano il dolore e la passione. Il bianco che vaga per la tela a spargere la speranza. Frammenti di vetro inseriti nel colore a testimoniare i grandi dolori e gli offendicula che ci imponiamo. L’oro, in sordina, nascosto, a sottolineare quanto è preziosa la vita e quanto ci può regalare. Ecco c’è sempre una dualità nei miei pensieri, c’è sempre anche un modo diverso di vedere le cose. Bisogna immedesimarsi, comprendere e capire le ragioni dell’altro. Rispettarle non vuole necessariamente dire cambiare opinione ma ampliare i propri orizzonti. Avere la possibilità di ragionare con altri termini di paragone e ampliare i propri punti di vista. Anche questo è il ruolo dell’arte, allargare gli orizzonti e aprire la mente. La bellezza salverà il mondo, se il termine bellezza è inteso come duttilità di pensiero e progresso, non solo fine a se stesso come esteriorità. E come diceva qualcuno: “L’arte è dei puri di cuore o dei pazzi!”. Credo che sia proprio così, perché rimanere puri di cuore non credete sia da pazzi?
Concluda con un messaggio per i giovani artisti, cosa consiglierebbe? Credo che seguire la propria passione sia meraviglioso. Ciò implica coraggio e fatica. Bisogna imparare, essere curiosi di apprendere, affamati di sapere e non guarderai mai l’orologio perché il tuo pensiero, il tuo qui ed ora sarà fissato su di una tela, su ciò che stai ideando e farai sempre meglio che potrai.

Particolari cromatici di due opere della Lapadula a confronto