“Madama Butterfly” al Comunale Nouveau di Bologna

A cura del nostro inviato da BOLOGNA, Pasquale Ruotolo

La scorsa domenica 19 febbraio, al Comunale Nouveau di Bologna, è andata in scena la “Prima” dell’Opera di Giacomo Puccini “Madama Butterfly”.

Una data da ricordare perché segna l’inaugurazione del nuovo teatro, sito in zona Fiera, al Padiglione Exhibition Hall. La struttura è la stessa che ospita anche l’EuropAuditorium.

In realtà, il Comunale Nouveau era stato già aperto al pubblico il 16 febbraio, con l’esecuzione delle “Quattro stagioni” di Vivaldi da parte dell’Orchestra d’archi del Teatro Comunale. Un concerto gratuito per consentire agli appassionati di musica di prendere confidenza con il luogo che ospiterà per un periodo lungo almeno tre anni le stagioni (Opera, Sinfonica, Danza) del Comunale, chiuso per gli ormai ben noti lavori di riqualificazione.

La vera festa, però, si è consumata domenica, con il primo titolo operistico rappresentato al Nouveau.
Dopo il breve discorso introduttivo del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, lo spettacolo, trasmesso in diretta sulle frequenze di Rai Radio3, ha avuto inizio.

Il valore aggiunto della “Butterfly” bolognese ha un nome: Daniel Oren. Il Direttore israeliano ha guidato strumentisti e cantanti in maniera magistrale. L’Orchestra affidata ad Oren ha vita, non si limita ad accompagnare, ma si tramuta in un personaggio che veicola ogni sorta di emozioni e svolge un ruolo rilevante, non secondario o relegato ad un mero accompagnamento in musica della drammatica vicenda narrata. Oren canta insieme ai protagonisti sul palco, sovente si lascia andare ad eloquenti sospiri per attirare l’attenzione dei diretti interessati ed ha il merito di valorizzare ogni passo della partitura. Non è un accentratore di attenzione Oren, non si erge a protagonista, ma dirige con personalità, polso, esperienza.

Molto buona la prova del tenore Luciano Ganci, che veste i panni di Pinkerton. Ganci è un artista di rilievo, che sa dominare la sua voce rendendola ora profonda e avvolgente, ora squillante e imperiosa. Una voce corposa, assai gradevole negli potenti acuti. Il lungo duetto con Butterfly, che conclude il primo atto, è un momento insieme toccante e delicato. Quel “Bimba dagli occhi pieni di malìa” è un inno all’amore sincero, una piccola perla che fa sognare i circa mille spettatori del Nouveau. E con “Addio fiorito asil”l’incantevole bellezza della melodia si fonde con un canto sublime e solenne.

Il delicato e impegnativo ruolo di Cio Cio San è impersonificato dalla soprano texana Latonia Moore, che canta per la prima volta in Italia la Butterfly.
Il personaggio è ben noto alla Moore (è nel suo repertorio da quindici anni) e lo interpreta mostrando validissime qualità canore e capacità espressive riconducibili ad un’ottima attrice. Moore canta sorridendo, sembra fatta per occupare il palcoscenico, è quasi sempre in scena (come previsto dal libretto) dall’inizio del secondo atto fino alla conclusione della tragedia. La soprano, che parte a rilento, è abile nel duetto con Pinkerton e va in crescendo a partire dall’aria “Un bel dì vedremo”, approvata dagli applausi del pubblico che, in attesa della rincorsa al celeberrimo acuto, riconosce alla Moore i suoi meriti.

Brava anche la mezzosoprano Aoxue Zhu, una Suzuki tenera, servile, affezionata, che vuol davvero bene a Cio Cio San e lo esprime con un canto leggero e apprezzabile.

Lo Sharpless del baritono Dario Solari, il console degli Stati Uniti a Nagasaki, è un uomo perbene, elegante e distinto, nei modi e nel portamento. La prestazione di Solari è molto positiva, merito della capacità che l’artista uruguaiano possiede di coinvolgere gli spettatori con la sua voce grave, l’intonazione sempre precisa e una personalità carismatica.

Il nakodo Goro (Cristiano Olivieri) è presentato vestito con abiti che rimandano assai poco al Giappone: le collane dorate, i pantaloni a bretelle, gli occhiali da sole, la sigaretta perennemente tra le labbra e l’atteggiamento indisponente lo dipingono piuttosto simile a un malavitoso.

Il figlio di Cio Cio San, invece, quando compare in scena indossa un completo da giocatore di baseball e si esercita, con la mazza, nel mestiere di battitore.

Nota dolente la scenografia, scarna, mentre la discutibile regia di Gianmaria Aliverta offre alcuni spunti di riflessione. Il Pinkerton voluto dal regista, ad esempio, tiene quasi sempre tra le mani una bottiglia, che avvicina con gusto alle labbra sorseggiandone il contenuto, ed è un uomo in apparenza superficiale, incapace di rendersi conto che le azioni comportano conseguenze (perché illudere una ragazza di sani principi come Cio Cio San?), e che deride usanze e modi giapponesi solo perché diversi (e distanti) da quelli americani.
Ma è l’abuso di alcol che spiega azioni, scelte e comportamenti (ignobili) del tenente della Marina degli Stati Uniti. Aliverta, inoltre, offre troppo spazio alla vicenda di Kate Pinkerton (la sposa americana), rimarcando che il suo arrivo in Giappone ha il fine di sottrarre a Cio Cio San il figlio che quest’ultima ha avuto dal tenente. E quindi nella scena finale, con la Butterfly agonizzante dopo essersi accoltellata, i riflettori sono per Kate (Pinkerton è assente) che, lontana dal provare un minimo grado di empatia o commozione tira a sé il bambino il quale però riesce a sfuggirle, correndo ai piedi della morente madre.

Fotografia e locandina tratte dal sito ufficiale del Teatro Comunale di Bologna

Pasquale Ruotolo, docente nei Licei Musicali, è laureato in Sociologia, Musicologia e diplomato in Pianoforte Principale. Giornalista pubblicista iscritto all’Odg Campania e all’Assostampa Campania Valle del Sarno, ha pubblicato con AeM editore nel 2009 il romanzo “Per te” e, nel 2020, con Echos, il romanzo “Anime gemelle”.