
Articolo del nostro inviato a TORINO, Pasquale Ruotolo
Al Teatro Regio di Torino, domenica 26 febbraio, è andata in scena, seconda di dieci recite complessive, una favolosa “Aida”.
La ben nota e tanto amata Opera di Giuseppe Verdi, su libretto di Antonio Ghislanzoni, è stata valorizzata dalla positiva performance offerta dal cast alternativo. Spettacolare l’allestimento pensato e realizzato dal regista americano William Friedkin, e ripreso da Riccardo Fracchia.
A Friedkin, vincitore nel 1972 del premio Oscar quale miglior regista con il film “Il braccio violento della legge”, va riconosciuto di non aver voluto modificare contesto e ambientazione in cui la storia si svolge, l’antico Egitto, restando fedele alle indicazioni del libretto.
Le scenografie, importanti ed imponenti, rappresentano solo il primo dei tanti punti a favore di questa produzione targata anno 2005.
L’orchestra è stata guidata dal quotato Maestro Michele Gamba, tornato al “Regio” dopo cinque anni.
Nel novembre 2018, infatti, Gamba aveva diretto “L’Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti.
Ad interpretare Aida la soprano russa Anna Nechaeva, che ha sostituito Erika Grimaldi chiamata a sua volta a rimpiazzare alla “prima” di sabato 25 Angela Meade, assente per indisposizione.
La scelta della Nechaeva ha prodotto un buon risultato: l’artista ha portato sul palcoscenico un’Aida convincente.
La voce di Nechaeva ha una buona estensione, i suoi acuti sono precisi, il fraseggio buono.
Il suo “Numi pietà del mio soffrir” è il pianto composto di una donna sottomessa da un duplice sentimento d’amore che la lega alla sua terra etiope, e a Radamès, il capitano delle guardie egizie.
Il duetto con Amneris, nel secondo atto, assume i toni di uno scontro verbale e a tratti fisico sorretto da un canto che la Nechaeva riesce a colmare di dolcezza e passionalità insieme.
La romanza “O cieli azzurri” è interpretata dalla soprano con partecipazione coinvolta.
Il duetto finale con Radamès, infine, rappresenta il momento musicale e testuale più toccante dell’intera Opera.
Quel “O terra, addio; addio valle di pianti” commuove i cuori più induriti e segna il culmine della triste vicenda di un amore sfortunato e infelice.
Il tenore Stefano La Colla, appartenente al cast principale, avendo saltato la prima recita per indisposizione, si è esibito domenica nei panni di Radamès.
Una buona prestazione quella offerta dall’artista torinese che carica di energia, esprimendo un canto che assume le forme astratte di un grido di desiderio, la sua “Celeste Aida”.
La mezzosoprano russa Anastasia Boldyreva (Amneris) è stata tra le più acclamate dal pubblico durante i saluti finali di rito.
Notevole la presenza scenica mentre le qualità della sua voce la rendono abile a esprimere la molteplicità di sentimenti che dilaniano mente e cuore del personaggio che incarna.
Anche i ruoli secondari hanno impreziosito, con la loro performance, uno spettacolo da applausi.
Una menzione la merita pure il corpo di ballo, che si è esibito con disinvoltura, e il coro che ha davvero ben figurato, soprattutto nel maestoso concertato finale del secondo atto.
Le recite di “Aida” al Teatro Regio di Torino si concluderanno con la rappresentazione di mercoledì 8 marzo alle ore 20.
