“I due Foscari” al Teatro Opera “Carlo Felice” di Genova

Dal nostro inviato a Genova


Il sesto titolo della stagione operistica al Teatro “Carlo Felice” di Genova, “I due Foscari”, tragedia lirica di Giuseppe Verdi in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, in scena venerdì 31 marzo in prima rappresentazione, ha convinto il pubblico, che ha mostrato di gradire la prova dei principali protagonisti dello spettacolo.

“I due Foscari” non figura tra i lavori più noti e proposti del celebre compositore emiliano, per cui la mossa della direzione artistica di puntare su quest’opera è risultata coraggiosa ma vincente, se solo si considera che essa non veniva portata a Genova da fine Ottocento.
Rappresentata per la prima volta a Roma nel 1844, “I due Foscari” è scritta durante quelli che un giovane Verdi definisce anni di galera, perché oberati di un lavoro incessante e snervante che accomuna le sue sorti alle medesime di uno sconsolato prigioniero.
I limiti dell’opera emergono se la paragoniamo a quelle che verranno composte dopo (confrontare “I due Foscari” e “La traviata”, per fare un esempio, suona tanto insensato quanto inopportuno), ma essa contiene comunque elementi e spunti notevoli.
Le pagine della partitura rivelano una musica che, sin dalle prime note della impetuosa Overture, presta il fianco ad una situazione drammatica e senza via d’uscita. Non si prevedono schiarite, nulla muterà.
Non si tratta, come tradizione impone, di raccontare la classica e osteggiata storia d’amore tra tenore e soprano, ma si parla di un padre, Francesco Foscari, che ricopre la carica di Doge di Venezia e soffre un profondo conflitto interiore legato al fatto che il figlio, Jacopo, è destinato all’esilio perenne perché accusato di aver ucciso due familiari di uno dei membri del Consiglio dei Dieci, Jacopo Loredano.
Cosa può fare il Doge se non procedere, seppur a malincuore, perché sia applicata la legge?
Franco Vassallo è Francesco Foscari. Il baritono milanese, interprete di successo di una consistente parte del repertorio verdiano, presenta in maniera adeguata un personaggio perplesso, sfiancato e sul finale privo di qualsivoglia autorità.
Ritorna a Genova, e in splendida forma, il soprano Angela Meade, che affascina con una vocalità luminosa e brillante, che spazia sicura dal registro grave all’acuto.
Le entrate in scena della sua Lucrezia Contarini sono accompagnate da un’agitata melodia affidata agli archi che aderisce a perfezione su un personaggio all’apparenza volitivo e intraprendente, eppur nel concreto dimesso perché schiacciato da un avverso fato che ha pronunciato un’inoppugnabile sentenza.
Lo sfortunato Jacopo Foscari, accusato ingiustamente di omicidio, è portato in vita con egregi risultati dal tenore Fabio Sartori.
Il triste tema cantato dal clarinetto, che segue i suoi ingressi sul palco, è l’emblema di un uomo sconcertato, succube delle circostanze e che, in fin dei conti, ha rinunciato a lottare.
Bravi nei loro ruoli il pungente Loredano, (Antonio Di Matteo, basso), crudele sino alla fine, e la graziosa Pisana (Marta Calcaterra, soprano).
A completare il cast Saverio Fiore, tenore (Barbarigo), Alberto Angeleri, tenore (fante), Filippo Balestra, basso (servo del Doge).
Il direttore Renato Palumbo dirige con profitto l’orchestra genovese, sapendo ben evidenziare i momenti più critici presenti in una partitura che vede la musica piegarsi al meglio su quanto espresso dal libretto.
Ottima la performance del coro preparato dal Maestro Claudio Marino Moretti.
La regia è di Alvis Hermanis, che ha curato anche le scene, e che ripropone quanto prodotto al Teatro alla Scala di Milano nel marzo 2016.
La Venezia di metà Quattrocento è attualizzata nei pittoreschi costumi indossati dagli artisti e nelle video immagini proiettate sullo sfondo, a cura di Ineta Sipunova (quella riprendente il ponte dei sospiri non ha certo bisogno di commenti).
Una citazione va infine rivolta agli abili ballerini della Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” Ets, sempre pronti quando chiamati in causa.

Le recite de “I due Foscari”, sei complessive, si concluderanno sabato 8 aprile


Le Fotografie sono tratte dal sito ufficiale del Teatro


Pasquale Ruotolo, docente nei Licei Musicali, è laureato in Sociologia, Musicologia e diplomato in Pianoforte Principale. Giornalista pubblicista iscritto all’Odg Campania e all’Assostampa Campania Valle del Sarno, ha pubblicato con AeM editore nel 2009 il romanzo “Per te” e, nel 2020, con Echos, il romanzo “Anime gemelle”.