La Traviata all’Arena di Verona


Una strepitosa recita de “La Traviata”, melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, chiude la stagione 2023, la numero 100 dell’Arena di Verona Opera Festival.
Lo scorso sabato 9 settembre il palcoscenico areniano ha infatti ospitato un cast di livello internazionale e la performance dei protagonisti è stata memorabile.

La disperata vicenda di Alfredo Germont e Violetta Valéry, la cui relazione è ostacolata dal padre di lui, Giorgio, rivive attraverso gli interpreti principali Freddie De Tommaso, Anna Netrebko e Luca Salsi che scaldano i presenti, che li acclamano a più riprese.
Una serata fantastica, degna conclusione di un Festival che ha riscosso il (consueto) successo sul piano delle presenze di un pubblico di critici, appassionati, curiosi, occasionali, accomunati da un grande amore per l’Opera.

Sold out comunicato venerdí 8 dall’Ufficio Stampa della Fondazione Arena, che ha informato della messa in vendita straordinaria di 200 posti di gradinata a visibilità laterale.

A ben guidare cantanti e strumentisti il Maestro Marco Armiliato, regia e scene di Franco Zeffirelli, il cui allestimento fu presentato in occasione della prima recita de “La Traviata” all’Arena il 21 giugno 2019 (Zeffirelli era deceduto appena sei giorni prima), inaugurando il 97º Opera Festival.
Luci di Paolo Mazzon, costumi di Maurizio Millenotti, coreografia realizzata da Giuseppe Picone.

Prima dell’esecuzione della Ouverture, a sipario abbassato, le campane suonano a morte e un feretro è trasportato all’interno di una carrozza trainata da un cavallo. A seguire un sacerdote che benedice la bara, accompagnato dai ministranti e da figuranti vestiti a lutto.
La musica parte mentre il corteo procede con mestizia dietro le quinte.
La storia inizia all’interno della grande e bella casa di Violetta.
Al pian terreno figura un’ ampia sala centrale; una scala alla sinistra della platea conduce al piano superiore dove è ubicata la stanza da letto e un salottino con caminetto, due specchi, un quadro.
E subito appare lei, Anna Netrebko, una Violetta che ama la vita e vuole prendersi tutti i piaceri che essa offre.
Conveniente, quindi, far festa, cantare e ballare con spensieratezza fino a notte inoltrata.
Ma la sua gioia si turba quando le viene presentato un giovane, Alfredo Germont, che le confida di amarla.
Amare Violetta? Può valerne la pena o si rischia di andare incontro a delusioni legate alla realtà di una donna che preferisce essere mantenuta piuttosto che avviare una relazione sentimentale finalmente seria e con qualche prospettiva?
La dichiarazione di Alfredo è di un romanticismo esasperante: Violetta vorrebbe cedere ma, racconterà a se stessa prima di abbandonarsi al candore di un sentimento così nobile e puro e realizzare un imprevisto sogno che Giorgio prima e la malattia poi le strapperanno via, è meglio “trasvolar di gioia in gioia perché ignoto al viver mio nulla passi del piacer”.

Anna Netrebko conquista con pieno merito gli oltre ventimila spettatori dell’Arena.
La recitazione è perfetta, il canto ammaliante. La sua voce esprime, con sfumature calde e colorite, il rincorrersi degli eventi; i filati sono deliziosi, la dizione precisa.
Carismatica, magnetica, dolcissima, determinata, ella mette in mostra un impianto vocale agile e flessibile; l’esecuzione dei passaggi più complessi sembra un gioco per lei.
Il suo canto, vigoroso e passionale, risuona negli immensi spazi dell’Arena ed il pubblico, compiacente, non può che applaudire a ripetizione.

Non da meno la performance di Freddie De Tommaso, il tenore interprete di Alfredo Germont.
Il personaggio che presenta è una figura viva, impetuosa, agitata da un amore che non può essere celato e che lo fa cedere ad attacchi di gelosia.
De Tommaso è una certezza nell’ambito del panorama operistico internazionale.
Esecutore brillante, attore ben addentrato nel ruolo, tra le tante perle della serata si segnala per l’incantevole duetto con Violetta “Parigi o cara”, dove alla tecnica si affianca una partecipazione emotiva considerevole.

Il baritono Luca Salsi è un meraviglioso Giorgio Germont. Le qualità vocali dell’artista parmense sono assodate, ma occorre aggiungere che Salsi ha stile, carattere, ha una maniera di porsi e di muoversi sul palco che suscita simpatia anche quando interpreta ruoli scomodi (come il caso di Scarpia, ad esempio).
Il suo Giorgio ha polso, sa essere divertente e solenne, rimprovera e consola, ma soprattutto sa notare i propri errori.

Impiegate il tempo previsto dalla partitura, Sofia Koberidze (Flora Bervoix) e Yao Bohui hanno ben figurato e lo stesso valga per Matteo Mezzaro (Gastone Visconte di Letorières), Jan Antem (il Marchese d’ Obigny) e Nicolò Ceriani (il Barone Douphol).
A completare il cast il bravo Giorgi Manoshvili (il Dottore Grenvil), Francesco Cuccia (Giuseppe), Stefano Rinaldi Miliani (un Domestico di Flora/ un Commissionario), i Primi Ballerini Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko).
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona, Maestro del Coro Roberto Gabbiani, Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino.
Al termine dello spettacolo la gente si riversa, composta, in Piazza Bra.
Tanti volti sereni e felici che l’Arena riaccoglierà la prossima stagione, quando aprirà le porte al 101º Opera Festival 2024.

Fotografie di ENNEVI


Pasquale Ruotolo, docente nei Licei Musicali, è laureato in Sociologia, Musicologia e diplomato in Pianoforte Principale. Giornalista pubblicista iscritto all’Odg Campania e all’Assostampa Campania Valle del Sarno, ha pubblicato con AeM editore nel 2009 il romanzo “Per te” e, nel 2020, con Echos, il romanzo “Anime gemelle”.