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E’ stato un dirigente sportivo a livello nazionale e internazionale e Direttore unico del Giro d’Italia dal 1989 al 2005 Carmine Castellano la sera del 24 novembre 2023 sarà premiato alla sesta edizione del Premio Paolo Leonelli nella sezione Premio Special Sport 2023 in quanto con il suo lavoro ha promosso la cultura e la bellezza dell’identità territoriale della Penisola Sorrentina in Italia e nel Mondo.
Dopo Vincenzo Torriani, “ELO” come è noto nell’ambiente delle due ruote, si occupò in prima persona di tutta l’organizzazione dei Giri. Una passione nata all’ombra del Circolo Velo Sport di Sant’Agnello dove iniziò ad apprendere le varie tecniche inerenti l’organizzazione delle manifestazioni ciclistiche. La “storia in rosa” di Castellano è ricca di fascino, ha organizzato tante tappe storiche tra cui quella del Mortirolo vinta da Marco Pantani nel 1994. Castellano ebbe anche la grande capacità di traghettare il Giro fuori dalla bufera del doping e di ridargli nuovo slancio. Tutti gli sportivi dovrebbero dare merito all’avventura compiuta da “ELO” ed essergli infinitamente grati.
L’INTERVISTA
QUANDO E PERCHÉ SI AVVICINÒ AL MONDO DEL CICLISMO? Nel 1948 e 1949 il ciclismo era sicuramente lo sport più popolare in Italia e Tour de France e Giro d’Italia erano seguiti in maniera totale dalla radio. Oltretutto in quegli anni i corridori italiani (Coppi, Bartali e Magni) dominavano sulle strade di tutta Europa. Le radiocronache di Mario Ferretti erano coinvolgenti e in un ragazzo di 11 / 12 anni si creano situazioni di entusiasmo che difficilmente si dimenticano. È da quel momento il ciclismo è diventato il mio sport preferito.
LA VITTORIA CHE PORTA NEL CUORE? In tanti anni di ciclismo vissuto direttamente ho assistito a tante bellissime ed avvincenti vittorie, a partire dalla prima corsa che seguivo in prima fila e cioè la settima vittoria di Eddy Mercks alla Milano Sanremo del 1976. E poi nel corso degli anni seguenti le belle vittorie di Saronni. Moser, Indurain, Pantani, Simoni ed altri. Mi davano piacere ed entusiasmo per il momento, le giudicavo importanti per la promozione della mie corse, ma non le consideravo il frutto del mio lavoro, ma di quello degli altri. Mi è rimasto nel cuore invece lo svolgimento di alcune tappe per le quali avevo dedicato particolare impegno per la realizzazione delle stesse nella speranza di avere meritato successo indipendentemente dal nome del vincitore.Tra questi momenti sono rimasti impressi nella mia mente, ad esempio, la prima tappa del Giro 1996 quando per celebrare il centenario della prima Olimpiade, e contemporaneamente anche quello della Gazzetta dello Sport, si programmò una tappa che vide il raduno dei corridori all’ interno dello stadio Panatinaiko e poi il passaggio da Maratona, da Capo Sunio ed infine l’arrivo sotto il Partenone.
IL MOMENTO PIÙ DIFFICILE CHE HA DOVUTO AFFRONTARE DURANTE LA SUA CARRIERA?
Un lungo periodo della mia carriera è coinciso con l’uso abnorme di sostanze dopanti nel mondo dello sport, ed intendo tutto lo sport e non solo quello ciclistico. Al Giro d’Italia fu riservato un trattamento particolarmente di riguardo con interventi della magistratura, di Corpi specializzati dei Carabinieri (NAS) e Ministero della Salute e certamente questa circostanza non fu piacevole, nonostante che la UCI e noi organizzatori dei tre Grandi Giri cercavamo con ogni mezzo di prevenire con azioni ad hoc situazioni che definisco eufemisticamente di imbarazzo. L’apice fu toccato sicuramente a Madonna di Campiglio con il coinvolgimento di Marco Pantani, ma anche la presenza a Sanremo la sera del 6 giugno 2001 di oltre 200 carabinieri dei NAS venuti per procedere alle perquisizioni negli alberghi dove erano ospitate tutte le squadre o gli arresti di alcuni corridori effettuati nel 2002 all’aeroporto di Levaldigi / Cuneo al ritorno da Strasburgo dove nel pomeriggio si era conclusa la tappa del Giro, non furono episodi di secondo piano.
QUALE È L’INSEGNAMENTO PIÙ IMPORTANTE DELLO SPORT? Per i ragazzi, specialmente i più giovani che si avvicinano alla pratica sportiva, lo sport è un insegnamento di vita. Si abitua il fisico a sopportare e a superare le difficoltà della fatica; si rafforza il senso di responsabilità necessario per raggiungere i risultati prefissi. Se ben guidati da dirigente ed allenatori consapevoli si comprende anche che nello sport l’onestà deve essere la base essenziale e che i sotterfugi alla fine non pagano.
C’E’ DIFFERENZA TRA IL MONDO DEL CICLISMO DEL PASSATO E QUELLO ATTUALE? Il mondo si evolve e cammina velocemente e lo sport non può che andare al passo con i tempi. È così che anche il ciclismo è cambiato notevolmente. È diventato più tecnico e i metodi di allenamento si sono adeguati alle nuove tecnologie. Anche il mezzo meccanico ha subito degli aggiornamenti come l’adozione dei freni a disco, il cambio elettronico e i manubri regolabili. Si è data la giusta attenzione all’alimentazione che è stata personalizzata e addirittura quella in corsa modificata in maniera sostanziale ed è giusto che sia così. Naturalmente le innovazioni alla bicicletta hanno fatto levitare i costi che incidono negativamente per i giovani che vogliono avvicinarsi al ciclismo, già penalizzati dalla mancanza di piste ciclabili e dalla pericolosità delle strade. Non condivido poi l’eccessiva comunicazione in gara tra atleta e direttore sportivo con l’uso della radioline. Hanno quasi distrutto l’intuito e l’inventiva che aveva il corridore nel programmare la sua gara e quindi notevolmente ridotto le spettacolo.
IL 24 NOVEMBRE 2023 LE VERRA’ ASSEGNATO IL PREMIO SPECIALE PAOLO LEONELLI PER LO SPORT IN QUANTO CON IL SUO LAVORO HA PROMOSSO LA CULTURA E LA BELLEZZA DELL’IDENTITA’ TERRITORIALE DELLA PENISOLA SORRENTINA IN ITALIA E NEL MONDO. CONDIVIDA CON NOI LE SUE EMOZIONI. Ho conosciuto potrei dire da sempre Paolo Leonelli, ma frequentato poco: lui a Sorrento e io a Milano e in giro per il mondo. Ma le poche volte che ci incontravamo confrontavamo le nostre idee, i nostri progetti e concludevamo che le differenze non erano poi troppo. Eravamo anche uniti dallo stesso hobby ed ambedue eravamo passati anche dal Velo Sport Sant’Agnello, club sportivo cha a me aveva dato la possibilità di diventare qualcuno nel mondo del ciclismo. Il prossimo 24 novembre riceverò questo prestigioso riconoscimento e sono particolarmente orgoglioso e allo stesso tempo emozionato perché, dopo aver ricevuto attestazioni dalla Città di Busto Arsizio, dove ho abitato per oltre vent’anni ed Milano dove ho lavorato per oltre trent’anni, finalmente ricevo un riconoscimento anche da Sorrento, mia Città natale, e indirettamente da tutta la Penisola Sorrentina alla quale sono particolarmente legato per ovvi motivi. E la Penisola Sorrentina l’ho sempre avuta in alto nei miei pensieri. Ho portato il Giro a Sorrento nel 1980 e nel 1991 e, approfittando della presenza della FCI che celebrava la sua biennale Assemblea Generale del 1985, convinsi Torriani a presentare anche il Giro di quell’anno al Sorrento Palace. Inoltre ho anche fissato tra il 1997 e il 2002la partenza della Tirreno – Adriatico a Sorrento con lo svolgimento della prima tappa di ciascuna edizione sulle strade della Penisola Sorrentina.