Il salone delle eccellenze campane

Grazie all’impegno e allo sforzo di Enti come la Regione Campania, la Provincia di Salerno e il Comune di Sarno, e grazie all’organizzazione di  Hullabaloo, da sabato 28 a martedì 31 gennaio nella cittadina sarnese è possibile assistere ad un eccezionale Evento: “Il salone delle eccellenze campane“.

Esso ha lo scopo di riscoprire e rivalutare un territorio ricco di eccellenze sotto ogni aspetto, in particolare quello enogastronomico. In una giornata colma di Incontri, quella del 29, spicca la presenza di Luciano Pignataro con la presentazione del suo libro: “La cucina napoletana”, arricchita poi dal fiduciario dell’Agro Nocerino Sarnese di Slow Food Campania, Marco Contursi, e soprattutto del sindaco di Sarno Giuseppe Canfora, che, insieme all’intera Amministrazione, ha sottolineato i molteplici benefici economici e culturali derivati dall’amore e la passione per il nostro territorio. Altro fiore all’occhiello dell’evento è l’incontro tematico basato sul rapporto di co-esistenza tra Archeologia e enogastronomia, soprattutto nel nostro territorio.

Ultimo ospite, non per importanza, Rosaria de Cicco, attrice dall’abbagliante bravura e straordinaria sagacia, già nei panni di Vera e Aida nella celebre soap “Un posto al sole”. A lei il merito di dar lustro ad una già splendida serata, partecipando allo “showcooking” curato dallo Chef Raffaele Buonaiuto e dagli straordinari ragazzi con diverse abilità della Residenza Lars, cimentatisi nella preparazione di una pietanza tipica del territorio campano, le polpette, degustate personalmente dal pubblico. A conclusione della serata, l’attrice ha deliziato il pubblico con alcuni tra i suoi monologhi, che raccontano di eroine moderne all’inverso, con le loro disgrazie e contraddizioni, dal gusto altamente ironico e pungente.

In un’intervista esclusiva, Rosaria De Cicco si racconta ai microfoni di MediaVox Magazine:

de-cicco5“Ciao, Rosaria! Innanzitutto complimenti per l’interpretazione. Vorremmo chiederti: quando reciti, preferisci interpretare ruoli comici o drammatici?”

Mi piacciono i ruoli tragicomici! Ecco il teatro che preferisco, come quello che ho finito adesso: ha una prima parte molto comica e poi molto drammatica. Per esempio, adesso io interpreterò un monologo tratto da Stephen King, quindi è un monologo horror che è tratto dal libro “Dolores Claiborne” e questa donna racconta, anche in maniera molta sciolta, di pedofilia, omicidio… Insomma, se potessi, vorrei sempre fare entrambe le cose! All’inizio della mia carriera amavo il drammatico, poi ho scoperto il comico, però è anche vero che per il genere comico servono i tempi (e quelli o ce l’hai o non ce l’hai); mi dicono che io ce li ho, ed io di un’altra cosa sono certa: un attore comico vero è uno straordinario attore drammatico. Vedete Totò, che era l’attore comico per eccellenza, ma uno straordinario attore drammatico; e lo stesso Troisi ne “Il postino” è stato meraviglioso. Quindi voglio dire che la vita non è cinema in cui puoi dire “Adesso voglio viverla comicamente”: la vita è fatta di momenti di dolore e di momenti comici, di brillantezza e di tristezza, di incazzature e di cattiveria… e così deve essere questo lavoro, deve comprendere tutto. Poi è chiaro: io faccio tanti spettacoli comici con Ernesto Lama, Cinzia Mirabella o anche da sola (faccio un sacco di monologhi e cabaret), per cui a volte hai voglia di ridere, altre volte vorresti solo… però, se devo dirvi proprio la mia cosa ideale: quello e quello è la drammaturgia migliore!

de-cicco7“Qual è stato il ruolo più difficile da interpretare in tutta la tua carriera? E perché?”

Non esistono ruoli difficili perché ogni ruolo è una sfida. Diciamo che io sono appena reduce da una commedia che si chiama ’Notturno di donna con ospiti’ (con Giuliana de Sio) di Annibale Ruccello. Secondo me, una delle cose più difficili, ma anche più interessanti, è quello di fare altro da se stessi. Io mi ritengo una persona corretta, che non farebbe del male a nessuno e in questo spettacolo ero un personaggio assolutamente sgradevole. E quindi questa cosa per me, in un primo momento è stata complicata, perché devi finire col pensare come il personaggio. Poi è chiaro, subentra la tecnica, una volta che hai deciso come deve essere il personaggio attraverso la ’memoria emotiva’, cioè ricordare qualcuno di particolarmente sgradevole che hai incontrato nella tua vita, una volta che lo fissi, ti puoi anche divertire. Puoi anche arricchire il personaggio, ma soprattutto te ne devi innamorare, nonostante sia un personaggio sgradevole, lo devi amare. Ecco: la cosa più difficile è amare un qualcosa che non faresti mai nella vita; però è anche il bello di questa professione: poter essere tante cose diverse, anche quelle che non frequenteresti mai.”

de-cicco6“Come è stato lavorare per una soap così amata e conosciuta come “Un posto al sole?””

E’ stato come chiudere un cerchio. Ho iniziato a lavorare per la soap nel 1996, proprio dall’inizio, e per 8 anni ho svolto il ruolo di coach, preparando gli attori a recitare. Ho amato quella soap come una creatura che ho visto nascere. Quando mi proposero di fare il personaggio di ‘Aida’, scritto proprio sulle mie corde, fu il coronamento di un progetto lunghissimo, soprattutto perché sono riuscita a farmi riconoscere come attrice, cioè nel mio principale lavoro, in un ambiente in cui avevo sempre lavorato in un altro ruolo.

“Dove preferisci recitare? Nel cinema o nel teatro?”

A seconda delle circostanze. Io ritengo che ogni posto che sia il cinema, la radio o la televisione, dà tantissime possibilità, ma l’emozione più grande è avere un vero e proprio contatto con il pubblico. Quindi preferisco il teatro, quello vero, bello, quello che dà tante soddisfazioni. Tuttavia, anche con la radio, ad esempio, si trovano delle sfumature che nessuno troverebbe mai con l’immagine. Il cinema invece è qualcosa che rimane. Se vado a guardare qualche film al quale ho partecipato, posso ancora esprimere un giudizio su come sono stata, dunque hai la possibilità di restare immutabile per sempre. Ma nulla è più bello del teatro per me.”

“Fare l’attrice è una scelta professionale o una scelta di vita?”

Io rispondo diversamente a seconda dell’età che ho e a seconda dell’esperienza, però posso dire che l’attore deve essere innanzitutto un lavoro e quindi il lavoro deve essere visto come tale, ti deve arricchire, anche in senso economico! Io penso che nella vita si debba fare qualcosa che ti piaccia, qualcosa che sia obiettivamente bello e qualcosa che ti faccia vivere! Il lavoro dell’attore ha ovviamente delle sfumature diverse, però deve essere considerato un lavoro che non può confondersi con la vita reale! Alla mia età, dopo trentacinque anni di esperienza, posso dire che non si può sacrificare tutto al lavoro, in quanto deve essere una componente importante della tua vita, ma non la vita stessa. Io non ho avuto figli, perché probabilmente pensavo che “tanto c’era tempo” e poi alla fine ti ritrovi ad “andare dietro” a questa cosa meravigliosa, perché ti diverti, visiti posti nuovi, stai in giro, stai sempre con gente diversa, sei anche un privilegiato, anche se per certi versi è una gran fatica! Però io continuo a fare questo lavoro soprattutto perché non mi interesso degli applausi, della notorietà, degli autografi! Ho sempre voluto restituire al pubblico ciò che mi aveva dato, perché senza il pubblico noi non siamo niente! Quello che mi piace è stare quel momento sul palcoscenico e per questo io riesco a considerarlo tuttora un lavoro! E quindi posso dire che io faccio l’attrice; anzi, perché no, io sono un’attrice!

de-cicco5“Com’è stato lavorare con un regista così importante come Paolo Sorrentino?”

Paolo Sorrentino all’epoca non era ancora Paolo Sorrentino. Io con lui ho registrato il suo primo film,”L’uomo in più”, in cui lui era alle primissime armi e sono molto orgogliosa di aver lavorato con lui. A me dicono che porto fortuna ed è vero. In quel film facevo un ruolo piccolo di suo, però importante perché ero la moglie di Tony Servillo e mi ricordo che, poiché avevo girato subito prima “Le fate ignoranti” ed un altro film, ero biondissima e lui diceva che dovevo essere bruna, poiché dovevo interpretare un ruolo abbastanza depresso; e per questo ripeteva sempre “Spegnete la De Ciccio!” poiché ero troppo esuberante per lui. Quello che però mi colpì di lui era il fatto che aveva le idee chiarissime. Per me “L’uomo in più” è il suo film più bello in assoluto e sono molto orgogliosa di averne fatto parte, perché ho visto la nascita di una leggenda, in quanto un regista italiano che ha vinto l’Oscar, ricordato da tutti. Insomma io posso dire “C’ero anche io”.”

“Hai avuto una carriera senza dubbio lunga: se in una parola dovessi descrivere la chiave del tuo successo, quale parola useresti?”

Che non è un successo! Direi che la chiave è quello che non ho avuto. Faccio uno spettacolo che si chiama “Almost famous”, ossia “Quasi famosa”, che in fondo mi rappresenta perché, pur essendo abbastanza conosciuta perché sono brava (lo si deve dire!), una cosa è essere popolari, un’altra è essere grandi e famosi. Per quanto mi riguarda, credo che quello che mi è mancato è stata la determinazione iniziale, perché all’inizio per me è stato tutto facile: ero brava, facevo provini e mi prendevano, costavo poco ed era un altro periodo. Erano gli anni ’80, c’era molta fame di attori bravi e soprattutto giovani, poi c’è stata un’inflazione, ci sono stati i “raccomandati(e ci sono ancora, li incontrerete anche voi!)… Insomma, questo è. Diciamo che la chiave del successo è la determinazione: non mollare mai qualunque cosa ti facciano e andare avanti. Questo è il consiglio che mi sento di darvi: non arrendersi mai. Dovrò ringraziare la persona che mi ha maltrattato e non mi ha voluto, perché mi ha reso più forte.”

“Che cosa ci può dire su questa serata?”

Io mi sono divertita tantissimo, innanzitutto perché c’è stato un clima accogliente, in quanto, essendo arrivata tardi, potevo trovare un pubblico che si era scocciato, invece ho trovato tanta allegria, ho trovato curiosità, ho trovato accoglienza. Mi sono chiesta “Chissà se riesco a fare il pezzo”, magari la gente non era attenta, invece tutti molto attenti e i ragazzi meravigliosi. Uno riesce ad essere bravo, se il pubblico lo lascia fare; però, se il pubblico non te lo consente, tu rischi di perderti. Invece, se trovi un ambiente accogliente, un ambiente che ti vuole bene, quella è la cosa importante. Quindi posso solo dire grazie!

Articolo di Arcangelo Annunziata ed Alfonso Setolino

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