Poesia come pittura

La novità editoriale targata MediaVox Magazine / La recensione

“Estemporanee di emozioni” di Orsola Supino

Un’originale pubblicazione curata da Mediavox Magazine

 Poesia come pittura. Queste tre magiche parole furono collegate tra loro dal grande poeta latino Orazio, che con esse inventò un nuovo modo (più di venti secoli fa) di leggere la poesia, cioè alla luce delle tecniche, delle immagini e delle emozioni che dà la pittura. E noi, facendoci guidare da questa teoria, vogliamo leggere le liriche di Orsola Supino contenute nel suo aureo libro di poesie “Estemporanee di emozioni”, pubblicato da Ed. Buonaiuto nella Collana EmozionArti a cura di Mediavox Magazine.

 E, infatti, per iniziare il nostro discorso su questi versi, partiamo da un dipinto della stessa Supino, che ha come immagine centrale il Vesuvio, rappresentato nella sua forza esplosiva che poi spesso si tramuta in potenza vitale (per i frutti speciali e unici che produce la terra circostante e per la cultura possente a cui il formidabile Monte dà vita). Ebbene, lo spettatore che guarda questo quadro, noterà che esso reca, accanto al Vulcano, una serie di cerchi. Che ricordano il cerchio della tammorra, strumento musicale tipicamente vesuviano. Tammorra, che, con il suo tam-tam o, meglio, tum-tum, fa sentire i suoi fortissimi colpi, che richiamano il pulsare del sangue e il battito del cuore.

 La poesia di Orsola, infatti, è una poesia dell’udito, oltre che della vista, dinanzi alla quale si squadernano nuovi mondi. Se leggiamo la prima lirica del volume, intitolata “Musica melodiosa”, siamo sicuramente colpiti dai due verbi “Sentire” e “Udire”, seguiti da un punto e bellamente campeggianti al centro della pagina, e poi qualche verso dopo da un terzo verbo (“ascoltare”). Questa scala ascensionale di sensazioni ci fa capire le fasi dell’emozione e di come questa viene vissuta dall’Autrice: prima un “sentire” come vago avvertimento, poi un “udire” che significa “essere intento” e “fare attenzione” e, infine “ascoltare”, che richiama l’atto dell’auscultare, tipico del medico, che, poggiando il suo orecchio sulla schiena del paziente, comprende le sue condizioni di salute.

 Perciò, quando vediamo in questi versi una pennellata di paesaggi, siamo proiettati verso una visione profonda, nascosta, “altra”, in cui le cose e le parole assumono significati inaspettati. Ad esempio, se prendiamo in considerazione la parola “malinconia” -che, per gli antichi, era la “bile nera”, tipica di chi era vittima della depressione-, la troviamo presente almeno in due liriche. In “Nel mio viaggio” le “malinconiche melodie” costituiscono il sottofondo, quasi la “colonna sonora”, della scena dipinta di un film, in cui la protagonista, grazie ad essa, può “leggere un sorriso tra questi pensieri”. E in un’altra lirica “C’è chi” è la malinconia che “dà le carte al destino”. Insomma, questa strana condizione dell’anima si trasforma in una forza positiva, che conferisce un senso al mondo. Anzi la malinconia diventa un ingrediente del poetare, quasi la cifra di questa geniale attività.

 Perciò tutta la raccolta è un pullulare di Valori: dalla concezione della Vita come Viaggio (“su una nave fantasma affronterò il mio viaggio”) e come lotta (“Combatterò il tempo”) alla consapevolezza che la quotidianità è un necessario confrontarsi con il Labirinto e con il Rischio che ci rendono forti (“tra i labirinti di un pensiero che non teme l’impossibile”). Solo con la forza dei Valori possiamo diventare protagonisti del meraviglioso quadro dell’Esistenza.

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Laureato in Lettere classiche e in Sociologia, docente di Italiano e Latino al Liceo Classico di Sarno, giornalista pubblicista, ha insegnato “Linguaggio giornalistico” all’Università di Salerno. E’ autore, tra l’altro, di due storie della letteratura italiana e de “Il Labirinto e l’Ordine” (Commento integrale alla “Divina Commedia”), di testi teatrali e saggi sulle tradizioni popolari. Il suo manuale “Le tecniche della scrittura giornalistica” (Ed. Simone) è citato nella Bibliografia della voce della Enciclopedia Treccani “Giornalismo”, appendice VII – 2007. Ha scritto "la città che urla segreti", il thriller storico ambientato nella Napoli misteriosa (Guida Editori) e "le ombre non mentono", il thriller storico ambientato nella Salerno misteriosa (Guida Editori)