
La settimana dopo Pasqua, da circa cinque secoli, con una tradizione ininterrotta si celebra nella città di Pagani la festa dedicata alla Vergine del Carmine, meglio conosciuta come Madonna delle Galline. La festa è molto sentita e partecipata anche dalle città limitrofe. Al sacro si mescola volentieri quel tanto di profano (paradiso di una certa antropologia culturale), che vivacizza l’avvenimento e rinvia a origini, tradizioni e motivi antichi. E’ una festa in tutti i sensi: invocazioni, doni, colori, suoni e sapori.
L’occasione risalirebbe al famoso ritrovamento, agli inizi del sec. XVI, di un dipinto raffigurante la Vergine, e riportato alla luce dall’insistente ruzzolare di alcune galline, o anche al semplice gesto di offrire volatili alla Vergine durante la processione. Sul posto, poi, sorse una chiesa, ingrandita con offerte cospicue di Giovanna II d’Aragona.
Le celebrazioni cadono nell’immediato dopo Pasqua, che segna il passaggio di Cristo dalla morte alla vita, e coincidono con la festa classica di primavera. E’ il tempo in cui l’amore, la nascita, l’ospitalità, il rifiorire della natura e le convenienze sociali trovano il loro momento celebrativo.
Primo grande devoto è stato il nostro celeste Patrono, il Dottore della Chiesa, Alfonso de Liguori. La sua devota offerta d’amore è ben descritta dal suo primo biografo Antonio Tannoia: “Alfonso, per fintanto che poté calare in chiesa, non lasciava presentarle ogni volta due grosse galline”. Da allora il gesto è fedelmente ripetuto dal superiore della casa religiosa dei Redentoristi. Da qui, poi, si snoda sull’imbrunire una solenne processione, con la partecipazione dell’omonima Arciconfraternita e di numerosi fedeli, che accompagna la Vergine nel suo Santuario.
La nostra festa, autentica primavera dello spirito, si articola in tre momenti essenziali: uno di fede (celebrazione della Parola, della Penitenza e dell’Eucaristia), uno di gioia (luminarie, suoni, danze con tammorre e castagnette e tavole imbandite), e un altro, infine, di condivisione e solidarietà( maggiore attenzione alle varie realtà di povertà, vicine e lontane).
Così la vera devozione alla Madonna delle galline, ricondotta alla sua genuinità, riscopre nella fede la sua sorgente, e la sua festa non si agita più tra sacro e profano, ma si ricolloca in una dimensione antropologica più vera, che è insieme vita, cultura e religiosità.
Foto tratta dal web