
Grande successo per Alfabeti di specchi, opera scritta e diretta da Gerardo Sinatore e andata in scena domenica 25 maggio, presso l’auditorium “Sant’Alfonso” di Pagani.
“Protagonista” lo specchio, in latino speculum, metafora eloquente sui pericoli della nostra società. Davanti all’esasperazione dell’estetica, alla sua esplosione sempre più selvaggia e incondizionata, la crescita personale, quella che una volta si chiamava ‘delle virtù dello spirito’ viene relegata al caso, e, se avviene, diventa quasi un accadimento probabile ma del tutto accessorio, in una vita dedita al successo e alla propria affermazione sopra e verso gli altri.
Pezzi della nostra anima scompaiono lentamente dalla nostra geografia interiore per lasciare posto ad una fredda, lucida e spietata intelligenza fine a se stessa.
La sottomissione della natura finalizzata alla felicità umana ha lanciato con il suo smisurato successo, che coinvolge ora anche la natura stessa dell’uomo, la più grande sfida che sia mai venuta all’essere umano dal suo stesso agire.
Tutto ciò significa rinunciare a esprimere il proprio sguardo soggettivo, a guardarsi dentro, a elaborare pensiero critico e a costruire relazioni sociali reali.
Significa esprimersi solo attraverso avatar digitali.
Significa essere ciechi e sordi.
Significa non essere più in grado di leggere e capire la propria realtà, oggi composta da mondi paralleli e comunicanti, spesso fatta di tanta solitudine e bisogno di comunità.
I dubbi si rincorrono.
Dopo l’illuminismo e la rivoluzione tecnologica l’uomo continuerà a “plastificarsi” inesorabilmente o troverà dentro di sé ancora una piccola scintilla di sincerità e di autenticità?
Credere nel potere di calcolo e controllo del nostro cervello oppure credere nella forza invisibile di ciò che sentiamo?
Come affrontare una scelta?
E soprattutto, perché la paura è sempre nostra compagna quotidiana di viaggio?
Lo specchio diviene simbolo di una volontà di mutazione dello spirito; rappresenta simbolicamente l’importanza del sentimento e della condivisione.
Conseguentemente, è di vitale importanza prendere coscienza che in seguito a determinati sviluppi del nostro potere, si è trasformata la natura dell’agire umano, e poiché l’etica ha a che fare con l’agire, dedurre che il mutamento nella natura dell’agire umano esige necessariamente anche un mutamento nell’etica.
Alfabeti di specchi si è affidato alle suggestive opere orchestrali di Aram Khachaturian, Dmitri Shostakovich e Leonard Cohen, alle voci di Carmine Torchia, Filomena D’Aniello, Franco Pinto, Vincenzo Romano, Laura Paolillo, Francesca Cercola, Amalia Pagliuca e Alfonso Calandra. Tutti i testi dello spettacolo sono di Gerardo Sinatore, così quelli delle canzoni musicate e arrangiate da Vincenzo Romano, dalla musicologa Laura Paolillo e di Alfonso Calandra.