
Generazioni a confronto; Ricigliano raccontato dagli occhi dei giovani locali.
Tra pochi giorni a Ricigliano, un piccolo comune in provincia di Salerno, si festeggerà la “Turniata”, un’antica festa dedicata a San Vito.
Prima ancora di parlare di questa festa, abbiamo voluto ascoltare un giovane riciglianese e percepire la consapevolezza del ben più prezioso con il quale ogni giorno convivono in paese : gli anziani.
Non capita spesso di vedere su una panchina in piazza, un giovane ed un anziano seduti a conversare; questo antico modo di socializzare purtroppo nelle grandi città si sta perdendo o forse già si è perduto. A Ricigliano, ancora esiste; si conservano le tradizioni, i racconti, gli aneddoti di questa bellissima comunità.
I giovani in paese sono tanti, li abbiamo conosciuti durante le elezioni del nuovo sindaco Giuseppe Picciuoli: ragazzi pieni di vita, di sogni e di speranze.
Abbiamo conversato con Fabrizio Parrilli, 22 anni laureto in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. Nonostante la giovane età ed i suoi viaggi all’estero, Fabrizio dimostra di avere un profondo legame col suo paese e soprattutto con gli anziani del posto.
Che cosa rappresentano per te gli anziani?
Gli anziani sono un tesoro inestimabile; sono la storia di un popolo, di un territorio, di una tradizione. Aiutano a vivere con più saggezza, perché le prove della quotidiana’ li hanno resi esperti e maturi. Sono custodi della memoria collettiva e, perciò, interpreti privilegiati di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale. Escluderli è come rifiutare il passato, in cui affondano le radici del presente, in nome di una modernità senza memoria. Gli anziani ricordano sapori, colori, odori, suoni stregati di un’epoca che non tornerà più e che nemmeno le più sofisticate apparecchiature sarebbero in grado di riprodurre. Nelle città è molto facile dimenticarsi degli anziani perchè si è presi dalla vita frenetica e dalla società materiale che ci circonda. Ma, nei paesi come Ricigliano, essi rappresentano ancora un punto di riferimento quotidiano.
Fabrizio, tra qualche giorno ci sarà la Festa di San Vito, come è sentito questo giorno per voi ragazzi e per i vostri nonni?
I nostri nonni, ma gli anziani in genere, sono parte integrante della festa della ‘Turniata’ di San Vito. È grazie ai loro racconti che è possibile rivivere ed immaginare il passato per capire come è diverso il presente. Non c’è niente di più bello che immaginare e conoscere la propria storia e le proprie radici.
Un’altra giovane aspirante imprenditrice agricola, la simpaticissima Angela Parrilli, 23 anni, ci ha raccontato la sua passione per la pastorizia ed il rispetto delle antiche tradizioni
Come è nata la “Turniata”?
Io amo questo paese e la sua storia. Dal 2015, ho cominciato a svolgere la mia attività imprenditoriale relativa al mondo della pastorizia, proprio come nonno. Mi alzo alle 5:30 del mattino e rientro molto stanca ma non mollo perché il mio sogno è creare una grande impresa agricola che produca latte e formaggi, prodotti tipici riciglianesi. La festa di San Vito, e quindi la famosa “Turniata”, è strettamente legata a noi pastori ed alla devozione al Santo. Mio nonno ha sempre partecipato fino al 2010, fino a quando le sue forze glielo hanno permesso. Non potrei non rispettare questa tradizione che va oltre il senso di festa di paese.
Tanti anni fa il giorno di San Vito, vedeva le donne vestite a festa perché era occasione di nuovi incontri. I pastori portavano cesti con taralli e pizze dolci e le mangiavano insieme sotto le querce della famosa costa di San Vito: lì si restava fino a sera. Uniti dall’Amore per la propria terra.
Foto di Andrea Serritella