Storie di clown in corsia

EVENTI CULTURALI

Una serata eccezionale, tra performance spettacolari e proposte concrete, per la Presentazione del libro “Storie di clown in corsia”. Ospite d’eccezione l’antropologo Prof. Paolo Apolito

 E’ difficile vedere in questi nostri tristi tempi, in cui la Cultura è snobbata o diventa ancella del Potere, partecipare ad un vero Evento, che si segnali soprattutto per la novità delle idee, che non restano nella sfera teorica ma si calano nella realtà per cambiarla. In meglio, naturalmente. Se queste sono le coordinate essenziali di un Evento culturale, a buon diritto tale categoria può essere usata per la Presentazione, effettuata il 10 marzo a Sarno, dell’originale libro “Storie di clown in corsia” (Ed. Buonaiuto  – Collana “RaccontARTI” a cura di MediaVox Magazine), che raccoglie i singolari racconti dei “Nasi rossi” (Ass. “Nasi Rossi Clown Therapy – Presidente: la vulcanica Dott.ssa Assunta Francesca Colombo), un audace gruppo di Operatori, che, grazie alla “clownterapia”, dona momenti di autentica felicità agli ammalati dell’Ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore e di tante altre strutture di cura.

 Iniziamo dalla location: l’Aula Comunale di Sarno. Che era gremita fino all’inverosimile. Ad impreziosire la serata, le esibizioni musicali delle Maestre Enza Di Stano (pianista) e Rosaria Troiano (violinista) e le letture di Giuseppe Cutolo. Presenti i rappresentanti di tante Associazioni, provenienti da tutta la Campania e una folta delegazione di studenti del Liceo Classico-Scientifico-Linguistico “T.L.Caro” di Sarno. Graditissimi i saluti del Presidente onorario dei Nasi rossi, Dott. Carlo Montinaro. Il pubblico, attento e qualificato, annoverava, nelle sue file, giovani convenuti da varie parti della Campania, per portare testimonianze profonde e spesso commoventi. Dopo i saluti istituzionali del Presidente del Consiglio Avv. Maria Rosaria Aliberti e dell’Assessore alla Cultura Prof. Vincenzo Salerno, la Direttrice di “MediaVox Magazine”, Viridiana Myriam Salerno ha dato la parola al Relatore della serata, il Prof. Paolo Apolito, Ordinario di Antropologia Culturale all’Università “Roma Tre”, studioso di fama internazionale e autore di ricerche sul campo di altissimo spessore culturale.

 Le sue parole, auree e raffinate, accompagnate da una sapienza teatrale che gli ha concesso di calarsi magistralmente nello spiazzante contesto della serata, hanno delineato con grande maestria il ruolo insostituibile del riso, della leggerezza, dell’ironia per fronteggiare il Dolore e la Malattia. L’azione dei “Nasi Rossi”, egli ha sapientemente sostenuto, rientra in una visione del mondo che si rifà all’Umanesimo antico (“Sono uomo. Tutto quello che riguarda l’uomo io lo considero non estraneo a me”, Terenzio). E così Apolito ha toccato l’elemento nodale dell’Evento. Questo è stato un Evento in cui ha preso corpo una nuova visione del mondo, che proviamo a presentare, attraverso i temi del libro, ai nostri lettori.

1n Cominciamo da una poesia di Nicola Esposito, contenuta nel libro, perché condensa l’eccezionalità di questa operazione editoriale: il messaggio dei “Nasi rossi” è come “un sorriso dipinto sulle pareti del mondo, che non scompare, ma resta” per sempre. Effettivamente, resta indelebile l’azione di questi utopisti-realisti, che si immergono nel dolore con una forte dose di empatia e sconfiggono il dolore incarnando il suo contrario, il riso, che consente loro di “essere gli altri” ed “essere per gli altri”. Per questo, bisogna “cambiare passo” e “rompere i vetri” (Elena Spinelli), cioè il “velo di Maja” del diaframma fra idea e azione.

 E in questa azione il clowterapeuta stesso cambia gli altri e se stesso: lui è felice 1gquando “il suo sorriso è ricambiato” (Giovanni Boccia), una sorta di riedizione in chiave psicologica dei “neuroni specchio”: cioè io imito le buone azioni che vedo fare all’altro. E’ il trionfo del clown, questo personaggio che ha sempre rappresentato, come recita l’timologia del termine, il “rozzo”, colui che si comporta in modo 1mridicolo, con assoluta mancanza di serietà, di dignità, di coerenza, e su cui non si può fare alcun affidamento. E invece i “Nasi rossi” hanno capovolto questo luogo comune: “la goffaggine diventa risorsa”, scrive nel suo bellissimo racconto Lorenzo Basile, “ognuno di noi incontra il proprio clown”. Perché, secondo Orsola Supino, “in ognuno di noi c’è un clown vuole vivere ed agire”. Anzi l’azione dei “Nasi rossi” è un incontro fra la persona e il clow dentro di noi” che prende vita (Anna Vitiello).

 Insomma, nel nostro Io c’è una parte nascosta, cioè l’aspetto clownesco, che, pur essendo apparentemente fragile, aiuta gli altri di fronte alla grande sfida della lotta alla sofferenza. 1bC’è un Doppio che non è più la somma delle nostre paure, come scrisse Otto Rank, ma che è capace di compiere piccoli-grandi gesti di empatia, solidarietà, fratellanza: quello che manca alla nostra società e che molti personaggi pubblici ignorano o fingono che non sia importante. Gli spettacolari “Nasi rossi”, nella loro umiltà, stanno dando voce e concretezza al messaggio della “Ginestra” leopardiana, secondo cui tutti gli uomini, non avendo vergogna a gridare ai quattro venti la propria debolezza e precarietà, devono stringersi in una sociale catena per sorreggere tutti coloro che hanno bisogno di aiuto contro il Male e il Dolore.

 Vorremmo chiudere con una scena immaginaria, metaforica ed iperbolica: 1xse il Dolore fosse non un’entità astratta, ma una persona concreta, e se si aggirasse un giorno nei luoghi del Dolore e vedesse l’azione dei “Nasi rossi”, avrebbe vergogna di essere “il Dolore” e si metterebbe a piangere egli stesso e trarrebbe fuori dalla carne di tutti i sofferenti la sua spada sanguinolenta e la rivolgerebbe verso il suo putrido corpo.

Laureato in Lettere classiche e in Sociologia, docente di Italiano e Latino al Liceo Classico di Sarno, giornalista pubblicista, ha insegnato “Linguaggio giornalistico” all’Università di Salerno. E’ autore, tra l’altro, di due storie della letteratura italiana e de “Il Labirinto e l’Ordine” (Commento integrale alla “Divina Commedia”), di testi teatrali e saggi sulle tradizioni popolari. Il suo manuale “Le tecniche della scrittura giornalistica” (Ed. Simone) è citato nella Bibliografia della voce della Enciclopedia Treccani “Giornalismo”, appendice VII – 2007. Ha scritto "la città che urla segreti", il thriller storico ambientato nella Napoli misteriosa (Guida Editori) e "le ombre non mentono", il thriller storico ambientato nella Salerno misteriosa (Guida Editori)