Premio Paolo Leonelli 2023 | IL TALENTO DI VINCERE. INTERVISTA A TUTTO TONDO A PEPPINIELLO DI CAPUA E A CARMINE E GIUSEPPE ABBAGNALE

In foto Di Capua, timoniere della Nazionale di pararowing


Rappresentarono il riscatto del Sud del mondo e dimostrarono che come la passione sia il reale motore della vita: i mitici fratelli Abbagnale insieme all’indispensabile timoniere Giuseppe Di Capua (“Peppiniello” come è noto in tutto il mondo) hanno scritto pagine indelebili della storia del canottaggio italiano e mondiale vincendo due titoli olimpici e sette mondiali, gareggiando assieme per tredici stagioni, dal 1981 al 1993.
La loro carriera sportiva è stata un continuo crescendo di successi. Ma dietro a ogni vittoria oltre al grande talento atletico c’erano tanti sacrifici, determinazione e soprattutto una grande forza di volontà. Gli allenamenti erano massacranti e iniziavano all’alba. Sveglia alle cinque del mattino, percorrendo dieci Km di corsa fino al Circolo Nautico di Castellammare di Stabia. Poi si iniziava a remare nelle acque di Castellammare sino alle otto e la sera, dopo i relativi impegni, si trascorreva ore in palestra. Sicuramente da ricordare le emozionanti telecronache del giornalista Giampiero Galeazzi che con entusiasmo seguiva le loro innumerevoli vittorie.
La sera del 24 novembre 2023 i fratelli Abbagnale insieme a Giuseppe Di Capua saranno premiati alla sesta edizione del Premio Paolo Leonelli nella sezione Premio Sport 2023 in quanto con il suo lavoro hanno promosso la cultura e la bellezza dell’identità territoriale della Penisola Sorrentina in Italia e nel Mondo.
Grazie ragazzi per averci regalato un sogno!

L’INTERVISTA

Signor Di Capua come si avvicinò al canottaggio? Per caso, nel lontano 1972 un mio amico di scuola, Catello Greco, mi propose di andare ad allenarmi con lui. All’alba. Una scelta che mi avrebbe cambiato la vita.

Chi fu la prima persona a credere nelle vostre capacità atletiche? Fu lo zio di Carmine e Giuseppe, il dott. Giuseppe La Mura, allenatore del Circolo Canottieri Stabia e direttore tecnico della Nazionale Canottaggio, a trasmetterci l’amore per il canottaggio, credere nelle nostre capacità atletiche e fare di tutto affinché intraprendessimo l’attività agonistica.

Nel canottaggio la sintonia tra i vari membri che compongono l’imbarcazione è un elemento fondamentale. Come si creò questo feeling tra di voi? Per molti anni io e Peppe siamo stati insieme nell’imbarcazione con un altro atleta di Castellammare. Ma nel 1980 il nostro allenatore, il dott. La Mura, decise di effettuare una sostituzione e mettere Carmine con noi. Scelta perfetta perché si creò da subito tra noi tre una sintonia ineguagliabile.

Michael Jordan ha affermato che “Dai canestri sbagliati, dalle gare perse, ho imparato a vincere.” Qual è stata la gara che rappresentò un vero punto di svolta nella vostra carriera?
E’ proprio vero, sono proprio le sconfitte che insegnano a vincere. Ogni atleta deve avere la consapevolezza delle proprie sconfitte e, soprattutto, farne tesoro per crescere. L’occasione in cui acquisimmo la consapevolezza elle nostre capacità fu la gara internazionale che si svolse a Mosca nel 1981, dove ci piazzammo al terzo posto e capimmo che potevano fare di meglio. Ed infatti lo stesso anno, a Monaco di Baviera, partecipammo al Campionato Mondiale e vincemmo l’oro. Il primo di una lunga serie.

Che ruolo ha avuto il giornalista Giampiero Galeazzi nella vostra carriera professionale?
Un grande ruolo. La sua voce rotta dall’emozione ha scandito tutte le nostre vittorie ed è riuscita ad incollare al televisore milioni di telespettatori facendoli appassionare al canottaggio. Con la definizione di “stupendi cavalieri delle acque” e frasi memorabili come “non li prendono più!” e “Castellammare contro il resto del mondo”, Gianpiero Galeazzi ci ha consegnati alla Storia, come fece Omero con Ulisse ed Enea.

Per diventare uno sportivo conta maggiormente il talento o l’allenamento? Certamente la componente del talento è fondamentale ma solo quest’aspetto non basta assolutamente. Per ottenere risultati importanti bisogna sottoporsi ad allenamenti e sacrifici notevoli.

Che cosa ha significato per voi indossare la maglia azzurra? Una gioia infinita perché ci ha “ripagati” di tutti i sacrifici fatti.

Qual è il più grande insegnamento che vi ha lasciato lo sport? La lealtà e la disciplina. Lo sport ti insegna a superare la fatica, a non mollare mai la presa anche quando il sudore ti bagna il viso e pensi che sia meglio mollare tutto e invece vai avanti perché credi nelle tue capacità. Un grande insegnamento di vita.

Come avvicinare i giovani alla pratica sportiva? Ai miei tempi era naturale per noi ragazzi giocare a pallone per strada oppure andare a mare a nuotare e quindi era più facile farli avvicinare allo sport invece oggi il computer, lo smartphone catturano l’attenzione di questi giovani che spesso preferiscono la comodità delle loro stanze alla fatica di un allenamento sportivo. Inoltre oggi molti ragazzi praticano lo sport solo nella prospettiva di diventare un grande campione e non per amore della pratica sportiva in generale. Peccato!
Con le imprese compiute insieme ai fratelli Abbagnale Lei è entrato nella storia del canottaggio e dello sport mondiale: ora ci riprova con la categoria di gare di canottaggio per persone con disabilità fisiche, visive o intellettive (c.d. Para-rowing).

Ci parli della nuova avventura intrapresa con la Nazionale di canottaggio paraolimpica. Accettare di diventare il timoniere della Nazionale di canottaggio paraolimpica è stata una sfida che ho accolto con grande entusiasmo. Questi ragazzi sono prima di tutto degli atleti che si sottopongono a sacrifici e a duri allenamenti. L’aspetto che maggiormente colpisce è la loro grande dignità in quello che fanno e soprattutto il loro coraggio di non arrendersi mai. Abbiamo partecipato a tre mondiali e a un’Olimpiade ottenendo risultati eccellenti. Mi danno tanto e io sono grato a tutti loro per il loro esempio.

Il Premio Paolo Leonelli per la sezione Sport quest’anno viene assegnato a Lei e ai fratelli Abbagnale in quanto, con le vostre mitiche imprese sportive, avete acceso un faro su Castellammare di Stabia e, quindi, sull’intero territorio ricompreso nella Penisola Sorrentina. E’ sempre un grande onore ricevere un premio soprattutto dopo tanti anni che abbiamo smesso di gareggiare perché questo significa che abbiamo lasciato un segno nel cuore della gente. Ricevere il prestigioso Premio Paolo Leonelli sottolinea l’appartenenza alla nostra terra d’origine e questo non può che fare un immenso piacere. A me come a Giuseppe e Carmine.



Laureata in Scienze politiche presso l’Università Orientale di Napoli, ha pubblicato due raccolte liriche ottenendo vari riconoscimenti dalla critica. Tra le sue pubblicazioni, i libri per ragazzi “Scricchiolino” (che in modo frizzante ma profondo, narra le difficoltà di crescere di un ragazzino) e “Colpire al cuore” (uno spaccato del mondo adolescenziale d’oggi, presentato nel 2013 al Salone Internazionale del Libro di Torino). E’ addetto stampa per l’Italia del “Festival della Poesia Europea di Francoforte sul Meno”. Nel 2016, ha pubblicato L’ombra della luna nuova A’ storia du rre e’ Castiellammare: una finestra sulla vita di provincia e sull’Italia fascista dei primi del Novecento. Il testo è stato presentato a “Casa Menotti” nell’ambito del Festival dei Due Mondi di Spoleto. Ha pubblicato "Noi siamo un passo avanti".