L’uomo più crudele del mondo



Crudele. Che aggettivo difficile, duro, angosciante. Dal suono terribilmente sensuale, però. Una parola che ti attrae, ma che ti fa paura. Crudele. Solo 7 lettere per raccontare il filo sottile che tiene in equilibrio l’essere e l’apparire; per legare indissolubilmente l’amore all’odio; per provare a comprendere il vero te stesso e per respingere la parte oscura che non vuoi conoscere. Crudele. Il tango passionale che fa ballare il cuore avvinghiato alla mente, ma poi li separa bruscamente recidendo un cordone ombelicale troppo sottile. Crudele. La parte della calamita attraente e la parte della calamita respingente. Quella macchia che non vorresti avere o che almeno vorresti mimetizzare tra i segni che la vita ti ha lasciato, più o meno evidenti, inevitabilmente.

Se poi ti capita di essere o di essere considerato l’uomo (o la donna) piú crudele del mondo, che cosa fai?

L’uomo più crudele del mondo” è la rappresentazione teatrale, scritta e diretta dall’ottimo Davide Sacco. Interpreti sublimi: Lino Guanciale e Francesco Montanari. Il testo è uno dei tre atti unici de “La ballata degli uomini bestia“. Sacco si sbizzarrisce. A partire dai titoli, del libro e dello spettacolo: una girandola di simboli atavici, di interrogativi ancestrali. Topoi assiali di letteratura, psicoanalisi, scrittura e musica si mescolano nella classicità dei simboli che rappresentano per diventare emblema di contemporaneità, di originalità e di spiazzamento. Uno stile linguistico moderno e crudo, che fa sorridere e che fa venire i brividi. Sperimentale e creativo.

Se hai visto lo spettacolo, rivivilo nelle nostre parole e scopri se collimano con il tuo pensiero. Se non lo hai visto, inizia a fare frullare i tuoi pensieri in un vortice di emozioni e poi corri a Teatro. Al Bellini di Napoli, fino al 14 maggio. O almeno, leggi il libro.

Tutto inizia al buio di un capannone deserto. Fuori il rumore alienante delle macchine della fabbrica, dentro il silenzio assordante della coscienza umana.
Lino Guanciale è Paul Veres. La gente lo considera “l’uomo più crudele del mondo” perché è proprietario della più importante azienda di armi d’Europa. Ha il “marchio di famiglia”; nel suo essere schivo, la lettera scarlatta del pregiudizio. Francesco Montanari è un giornalista di una testata locale, troppo anonimo per essere reale, troppo perbene per non tradire la costante lotta tra Io e Inconscio. Veres lo sceglie per un’intervista esclusiva: perché proprio lui? Perché adesso? Perché lì? Iniziano i perché. Ma tu sei pronto alle risposte?

Lei crede ancora che si possa andare avanti dopo questa notte… lei crede che questa vita domani mattina sarà la stessa che viveva prima? – dirà Veres al giornalista. I dialoghi sono talmente serrati da sembrare un unico travolgente monologo. I due protagonisti potrebbero quasi scambiarsi i ruoli per poi ritornare ad essere la parte diversa o la parte complementare dell’altro.

Una sorta di psico-thriller che destabilizza il tuo punto di vista. Stai attento alle parole, soprattutto all’inizio. Quelle contano nella narrazione. E conta il tono con cui i protagonisti le pronunciano. Anche i luoghi diventano attori. I luoghi fisici e i luoghi dell’anima. I luoghi sono indizi spazio-temporali di una verità che si palesa, atroce e maledetta, solo alla fine.

Con lo scorrere dei minuti, gli “uomini” si trasformano in bestie. E poi in feccia. Tu sei dentro questa trasformazione. Percepisci come reale la puzza di piscio e vomito. Senti la tosse che ti taglia il respiro. Avverti che l’alcol ti libera i freni inibitori, anche se non bevi mai. Chi è la vittima? E chi è il carnefice? Inizi a scoprirlo quando i due si definiscono “amici”. Siamo o non siamo amici noi?: ripetono alla Amleto. Luci fredde ed asettiche si colorano di domande. Non hai più certezze, come non le ha il genere umano. I soldi sono metafora e mezzo: vanità, orgoglio, passione, vendetta, frustrazione, dolore, fallimento.

Lino Guanciale è sul palco ma è anche il palco. Nella sua presenza, la potenza del messaggio dell’opera. I suoi movimenti dettano i tempi alla scena: nella sua voce, si condensa l’essere pedina incosciente ma anche narratore onnisciente dell’intera storia. Nei gesti, studiati e calibrati, di Francesco Montanari c’è il riflesso perfetto delle fragilità umane: quelle che si vogliono nascondere, quelle che non si possono comprendere. Due prove attoriali coinvolgenti, complesse, immersive. Quelle prove che ti cambiano, ogni volta in maniera diversa come se fosse la prima volta. Quelle prove che ti spingono a riflettere. Non solo durante lo spettacolo, non solo quando è finito. Ma anche dopo. E per “dopo” si intende il tempo indefinito che il tuo sguardo si prende per rubare l’oltre all’orizzonte.



  • CREDITI
  • Testo e regia: Davide Sacco
  • Attori: Lino GuancialeFrancesco Montanari
  • Scene: Luigi Sacco
  • Luci: Andrea Pistoia
  • Organizzazione: Ilaria Ceci
  • Produzione: Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, LVF, Teatro Manini di Narni
  • Durata Spettacolo: 60 minuti


Viridiana Myriam Salerno, laureata in Giurisprudenza presso l'Università "Federico II" di Napoli, è Giornalista Professionista (iscritta all'Ordine nazionale dei giornalisti dal 2009). E' diventata Avvocato nel 2013. E’ Direttore Responsabile della Rivista culturale nazionale “MediaVox Magazine” dal 2015. I suoi scritti sono pubblicati in numerosi libri, editi da importanti Case editrici. Ha curato l'editing di molti volumi. Ha realizzato copertine e graphic-novel. È esperta di comunicazione e linguaggi multimediali. Si occupa del coordinamento di Uffici-Stampa e dell’organizzazione di eventi culturali (ad esempio, è nello Staff organizzativo del Festival internazionale di Cinema “Italian Movie Award” dalla prima Edizione). E’ accreditata a rilevanti eventi nazionali ed internazionali, come il Festival di Sanremo, il Taormina Film Fest e l'Ischia Film Festival (entrando nello Staff Stampa di quest'ultimo nel 2016). Dal 2021, è nello staff organizzativo del Premio Penisola Sorrentina. Dal 2022, collabora con il Consorzio Gruppo Eventi che, tra le tante attività, ha inventato e realizza "Casa Sanremo" e cura la produzione esecutiva de "I Nastri d'Argento". È segretaria dell'Assostampa Campania Valle del Sarno.